Elon Musk ha avviato una causa legale contro la Global Alliance for Responsible Media (GARM) e alcuni dei suoi principali membri, tra cui Unilever, Mars e CVS Health. L’accusa è di un presunto “boicottaggio illegale” di X, ex Twitter, per violazione delle leggi antitrust.
In un post su X, Linda Yaccarino, CEO della piattaforma, ha confermato l’azione legale contro GARM, un’associazione che riunisce brand e agenzie pubblicitarie per affrontare contenuti “dannosi e illegali” sui media digitali. Yaccarino ha accusato i membri di GARM di “collusione illegale” per aver limitato le scelte pubblicitarie su X dopo l’acquisizione da parte di Musk, violando le normative antitrust.
L’associazione, fondata nel 2019 dalla World Federation of Advertisers (WFA) e la cui adesione è volontaria, ha respinto queste accuse, affermando che le aziende hanno il diritto di gestire i loro budget pubblicitari come meglio credono.
We tried peace for 2 years, now it is war https://t.co/elgT62uDtF
— Elon Musk (@elonmusk) August 6, 2024
Il rapporto della Commissione giustizia
Questa causa segue la pubblicazione di un rapporto da parte della Commissione giustizia della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, che ha accusato GARM di boicottare Twitter, riducendo le scelte per i consumatori e danneggiando il mercato.
Il boicottaggio avrebbe portato a una riduzione significativa dei ricavi pubblicitari per X, con un calo del 50% a seguito della modifica delle politiche di moderazione e del taglio del personale dedicato al fact-checking. Molti grandi inserzionisti, preoccupati per l’aumento di fake news e contenuti d’odio, non sono ritornati sulla piattaforma dopo l’acquisizione.
Le critiche a Musk
Già in passato, Musk, noto per le sue posizioni sul diritto alla libertà di parola, aveva criticato pubblicamente aziende che hanno ritirato i loro investimenti pubblicitari, tra cui Apple, Walt Disney, IBM, Comcast e Warner Bros.
Inoltre, recentemente, è stato accusato di alimentare le tensioni razziali nel Regno Unito con dichiarazioni controverse su X, fortemente criticate dal primo ministro britannico, Sir Keir Starmer.
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