

Mark Carney, leader dei liberali in Canada durante un incontro. Foto: Wikimedia Commons.
X contro Carney
Il Financial Times ha analizzato oltre 350.000 post su X relativi alle elezioni canadesi, raccolti da quando è stato annunciato il voto anticipato a marzo.
È emersa una rete di account coordinati che in questo periodo ha diffuso una serie di contenuti a sostegno del leader conservatore Pierre Poilievre e che scredita la sua controparte, il liberale Carney.
I ricercatori hanno affermato che un volume crescente di disinformazione proviene dagli Stati Uniti, compresi podcaster e influencer di destra, oltre ad alcuni bot presenti sulle piattaforme di social media americane che hanno ridotto i controlli sui contenuti.
“Gli Stati Uniti sono sempre stati un importante esportatore di informazioni verso il Canada”, ha affermato Aengus Bridgman, direttore del Media Ecosystem Observatory presso l’Università McGill di Montreal in un’intervista rilasciata al Financial Times.
Ma negli ultimi anni si è assistito a “grandi quantità di disinformazione provenienti dalla sfera degli influencer negli Stati Uniti”, ha aggiunto.

Aengus Bridgman, direttore del Media Ecosystem Observatory presso l’Università McGill di Montreal. Foto: Media Ecosystem Observatory
L’analisi condotta dal quotidiano londinese, in collaborazione con un team di ricercatori dell’Università della California del Sud guidato da Luca Luceri, ha identificato una rete di account sospetti che promuovono meme di destra e fonti di notizie raccolte da post che compaiono con tag come: #cdnpoli, #Canada, #MarkCarney, #PierrePoilievre.
Cosa si nasconde dietro gli account
Per i ricercatori non ci sono dubbi: dietro gli account ci sarebbero dei bot.
In particolare, il team di ricerca ha evidenziato come questi contenuti registrino, anzitutto, un volume e una frequenza molto elevati, spesso si limitino a ritwittare e condividere una serie di link comuni che sostengono Poilievre e attaccano Carney e promuovono contenuti fuorvianti, come l’associazione del candidato liberale con il defunto finanziere caduto in disgrazia Jeffrey Epstein.
I ricercatori non sono riusciti a risalire al fautore dei post, ma evidenziano come X di Elon Musk abbia appoggiato pubblicamente Poilievre già a partire da gennaio.
Mentre i sondaggi d’opinione mostrano i liberali di Carney in vantaggio sui conservatori di Poilievre, la stragrande maggioranza dei post su X – circa l’80% – analizzati dal Financial Times è critica nei confronti di Carney.
Contemporaneamente, una ricerca condotta dalla piattaforma anti-disinformazione Canadian Digital Media Research Network ha scoperto che i gruppi di Facebook sono stati utilizzati per sostenere l’idea che il Canada diventi uno stato degli Stati Uniti, argomentazione ripetuta più volte dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Il caso “Canada Proud”
“Canada Proud” è un sito che su Facebook e su Instagram ha più follower dei partiti politici e dissemina fake news che colpiscono in particolare Carney e il Partito liberale.
Il successo di Canada Proud e di altri siti simili, come si legge sul Foglio, è dettato dal fatto che nel 2023 il governo canadese ha introdotto una legge, l’Online News Act, che ha imposto ai social e ai motori di ricerca di negoziare con le testate giornalistiche la diffusione dei loro contenuti, ovvero di pagare i giornali per utilizzare le loro notizie.
Così Meta in Canada ha deciso di bloccare sulle sue piattaforme – Facebook e Instagram – l’accesso a tutti i siti di informazione, indipendentemente dalla loro origine – il New York Times, per esempio, che ha raccontato Canada Proud, scrive che anche i suoi contenuti non sono visibili sui social di Meta in Canada.
In questo modo, si è creato un vuoto informativo che è stato occupato da altri attori che sfuggono ai controlli messi in campo per le testate giornalistiche.
Secondo l’osservatorio Media Ecosystem, soltanto un canadese su cinque sa che le news sono state bloccate sui social di Meta.
Il Canada era stato il primo Paese a introdurre un divieto non temporaneo all’utilizzo gratuito dei contenuti giornalistici sui social e allora c’era stato un gran dibattito, a cui Meta aveva risposto: “ci costringete a togliere le informazioni verificate, vi assumete il rischio”.
Questo vuoto informativo in occasioni come quella che sta avvenendo in queste ore in Canada, risulta essere pericoloso per gli utenti dei social di Zuckerberg, che sono più esposti e più vulnerabili alla disinformazione.