
Un canale televisivo dedicato a TikTok, dove lo scroll avviene tramite il telecomando, oppure uno smartphone che si trasforma in un comando a distanza. Per ora sono solo idee, neanche troppo bizzarre, presentate da Andrew Wallenstein, presidente e chief media analyst di Variety Intelligence Platform, nel podcast “Strictly Business” dedicato ai leader del settore sul business dei media e dell’intrattenimento. Ma chissà che ben presto non diventino realtà.
Palinsesto su YouTube
Noti influencer hanno presentato il proprio palinsesto su YouTube in occasione di un evento chiamato “Spotter Showcase”, organizzato dall’azienda Spotter.
Un esempio del modo in cui un format prettamente televisivo, come la presentazione di eventi e appuntamenti, oggi cambi veste e diventi ancora più comune nel mondo online, in particolare sui social.
Ma non solo, perché secondo un’analisi della società di ricerca di Wall Street MoffettNathanson, YouTube TV è destinato a diventare il principale distributore di pay tv entro la fine del 2026.
Quale futuro attende, quindi, TikTok nell’era dell’immediatezza e della tecnologia avanzata? I social sostituiranno la TV o saranno assorbiti, in qualche modo, da questa?
“Tik-Toktification” della TV
“È difficile non dare a TikTok il merito di aver rubato il vento in poppa alla TV, perché quando rifletto su quello che mi propone TikTok, rivedo spesso contenuti che in precedenza guardavo in TV”, racconta Wallenstein nella puntata del podcast The Tik-Toktification of TV si coming.
“Prevedo che il formato TikTok, con tutte le sue meravigliose particolarità estetiche, si insinuerà così profondamente nella TV nei prossimi anni che non mi sorprenderei nemmeno se le pareti del soggiorno iniziassero a essere adornate da schermi appesi verticalmente anziché orizzontalmente”.

Andrew Wallenstein, presidente e Chief Media Analyst di Variety Intelligence Platform. Immagine: X.
E aggiunge: “Non riesco a capire perché TikTok non abbia fatto un tentativo più deciso per dominare la TV. Per esempio, collaborando con un produttore per realizzare un canale dedicato al social a cui si possa accedere con uno specifico tasto dal telecomando che consente di scrollare i video. Oppure, trasformando lo smartphone in un telecomando”.
Dove si ride di più
Wallenstein estende la sua riflessione a uno tra i tanti aspetti citati nel podcast: l’overdose di ironia a cui si assiste su TikTok, che contribuisce a creare una sempre più ampia frammentazione del target, ma, allo stesso tempo, lo fa sentire parte di un aggregatore che ha un raggio di azione imparagonabile con quello televisivo.

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“L’ampia propensione all’ironia di cui si può fare overdose su TikTok va a discapito del resto dei media – racconta nel podcast – Credo che parte di ciò che ha reso i meme così avvincenti per me sia che, nella nostra cultura mediatica sempre più frammentata dove così tante persone fruiscono di contenuti diversi, siamo lontani decenni rispetto alla TV, che era una grande forza unificante in grado di riunire decine di milioni di persone in una sola sera”.
E conclude: “Questi meme, e il modo in cui le persone li interpretano, sono quanto di più vicino abbiamo mai raggiunto verso un’unificazione culturale da un punto di vista interattivo. Tutto questo mi fa sentire connesso a una cultura ancora più ampia”.