Dove sta andando l’informazione in Italia

Di il 26 Marzo, 2025
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Aumenta la frammentazione ma la tv, pur perdendo centralità, continua a svolgere un ruolo chiave, con una capacità di adattamento ai grandi eventi che ne mantiene la rilevanza
Una versione in lingua inglese di questo articolo è stata pubblicata dallo stesso autore il 27 marzo 2025.

Nelle dichiarazioni degli italiani, la televisione perde il primo posto come luogo per informarsi, con un calo di 20 punti rispetto al 2019, e viene superata da internet, mentre circa il 13% predilige la radio.

Sono alcune delle cifre contenute nell’Osservatorio annuale sul sistema dell’informazione pubblicato nei giorni scorsi da Agcom.

Una raccolta di molte cifre su alcune tendenze nel consumo di notizie, la fiducia nei mezzi di comunicazione e l’offerta informativa della televisione generalista.

I risultati evidenziano un settore in profonda trasformazione, con il progressivo declino dei media tradizionali e il consolidamento di internet, percepito come fonte principale di riferimento nella ricerca di notizie.

L’Osservatorio rielabora in gran parte i dati della ricerca Sinottica di Gfk e, pur nella ricchezza di materiale, contiene qualche ingenuità.

La penetrazione dei mezzi viene riportata tout court come consumo mentre naturalmente andrebbe pesata per il tempo di utilizzo.

Inoltre, non si sottolinea abbastanza che le dichiarazioni degli intervistati sulle fonti di informazione principali risentono di parecchie distorsioni su quali mezzi sono percepiti come prestigiosi al momento dell’intervista.

Certo, questo è il modo con cui si fanno gran parte delle ricerche semplici in questo ambito, visto che si tratta di una metodologia facile. Ma il dato, pur prezioso, è solo indicativo.

La cavalcata del digitale

I social media, i motori di ricerca e i siti web dei quotidiani rappresentano le porte d’accesso principali alle notizie digitali.

Tuttavia, il ruolo del passaparola rimane significativo: un cittadino su dieci dichiara di informarsi tramite amici e conoscenti.

I quotidiani cartacei continuano la loro discesa, con appena il 17% della popolazione che li legge abitualmente, mentre gli abbonamenti digitali restano di nicchia – solo il 6,6% degli italiani ne possiede uno.

L’età gioca un ruolo determinante nella scelta del mezzo informativo.

I giovani preferiscono internet e i social network, mentre gli over 65 continuano a fare affidamento sulla televisione.

In più, tra i più giovani si afferma la tendenza a fruire delle notizie attraverso video e audio, affiancando la lettura tradizionale.

La componente informativa del digitale è molto limitata.

Secondo Facebook, solo il 4% dei post nei feed sono di informazione. E Google ha appena presentato un esperimento in cui, togliendo tutti i siti di informazione all’1% degli utenti in sei Paesi, con un analogo gruppo di controllo, il consumo e pubblicità della piattaforma sono rimasti sostanzialmente inalterati.

Nel confronto con gli altri mezzi occorre considerare che sui siti informativi la permanenza media è di uno-due minuti di solito con massimo tre page view, mentre i telegiornali si vedono in media per 14-15 minuti e i programmi informativi di rete per tempi anche più lunghi.

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Grafico: Osservatorio annuale sul sistema dell’informazione, Agcom.

Gradi di fiducia

L’Osservatorio rileva che il 65,6% della popolazione ripone un livello di fiducia moderato o alto in almeno un mezzo di informazione.

I media tradizionali – tv, radio e carta stampata – risultano i più affidabili, mentre la fiducia nei social media e nelle piattaforme di condivisione di video è decisamente inferiore: circa il 30% della popolazione dichiara di non fidarsi delle notizie provenienti da questi canali.

La fiducia è caratterizzata da un effetto alone. Tra i miei studenti, ad esempio, una percentuale non piccola dichiara di fidarsi dei quotidiani anche se non li legge mai.

Il servizio pubblico televisivo è la fonte ritenuta più affidabile dagli italiani, soprattutto dagli anziani.

Al contrario, gli influencer godono di una credibilità molto limitata: solo il 2,2% della popolazione li considera affidabili, una percentuale che sale al 4,6% tra i giovani tra i 14 e i 24 anni.

Questi dati suggeriscono che, nonostante l’ampia diffusione delle notizie online, i cittadini continuano a percepire una maggiore garanzia di qualità e veridicità nei mezzi tradizionali.

Tuttavia, il divario generazionale evidenzia una progressiva ridefinizione delle dinamiche di fiducia nel panorama informativo.

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Grafico: Osservatorio annuale sul sistema dell’informazione, Agcom.

Quale informazione in tv

Sebbene la televisione abbia perso il primato come principale fonte di informazione, i suoi telegiornali e programmi di approfondimento continuano ad avere un ruolo centrale.

L’Osservatorio evidenzia che l’offerta informativa si adatta con flessibilità agli eventi contingenti.

Durante la pandemia c’è stato un aumento del 12% delle ore di trasmissione dedicate alle notizie medico-scientifiche, mentre l’invasione dell’Ucraina nel 2022 ha quadruplicato lo spazio riservato agli Esteri, percentuale rimasta elevata anche nel 2024 a causa della crisi in Medio Oriente.

La politica interna ha visto una riduzione del tempo a essa dedicato (-10,9 punti percentuali dal 2019 al 2024), mentre cronaca ed esteri hanno guadagnato spazio. L’economia, invece, ha registrato un andamento altalenante, con picchi in corrispondenza di eventi significativi.

Un altro dato interessante riguarda il diverso peso degli argomenti nei tg rispetto ai programmi di approfondimento: nei telegiornali trovano maggiore spazio cronaca, esteri e sport, mentre nei talk show e nei programmi extra tg si approfondiscono di più politica ed economia.

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La scultura del cavallo in bronzo, opera dello scultore Francesco Messina, all’ingresso della sede Rai in Viale Mazzini, a Roma. Foto: WordPress.

L’eccezione nella frammentazione

I dati dell’Osservatorio annuale confermano un trend ormai consolidato: il consumo di informazione è sempre più digitale e frammentato, con un crescente utilizzo dei social network come fonte primaria.

Tuttavia, la fiducia nei mezzi tradizionali resta superiore, segnalando un’esigenza di qualità e attendibilità che il mondo digitale fatica a garantire.

La televisione, pur perdendo centralità, continua a svolgere un ruolo chiave nel panorama informativo, con una capacità di adattamento ai grandi eventi che ne mantiene la rilevanza.

Queste dinamiche pongono sfide e opportunità per il sistema dell’informazione in Italia, chiamato a bilanciare innovazione e credibilità in un contesto in costante evoluzione.

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Marco Gambaro è professore di Economia dei Media presso l’Università degli Studi di Milano. I suoi interessi di ricerca riguardano le industrie della comunicazione, le piattaforme digitali e le industrie culturali. Ha lavorato come consulente di direzione con i principali gruppi di comunicazione, con organismi di regolamentazione e con grandi aziende italiane ed estere sui temi delle piattaforme digitali, dell'industria televisiva, della pubblicità, dell’antitrust sul mercato della comunicazione.