(nella foto Marco Vulpiani, Senior Partner ed Economic Advisory leader di Deloitte)
Lo studio Deloitte sui borghi d’Italia, presentato oggi all’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, in collaborazione con l’associazione “I Borghi più belli d’Italia”, che dal 2002 opera per valorizzare i piccoli centri abitati che esprimono un’eccellenza del nostro Paese e della sua bellezza, stima un loro contributo al Pil pari a circa 5 miliardi di euro, equivalente allo 0,3% del Pil italiano, oltre 90.000 occupati e un importante effetto positivo sulle entrate fiscali a livello nazionale, pari a più di 2,3 miliardi di euro, di cui circa 1 miliardo di euro di Iva. I settori maggiormente impattati sono alloggio e ristorazione, commercio e trasporti, beneficiando di circa il 60% dell’impatto totale.
Per Marco Vulpiani, Senior Partner ed Economic Advisory leader di Deloitte, “i Borghi più belli d’Italia con circa nove milioni di visitatori, contribuiscono per oltre 5 miliardi di Euro all’anno all’economia italiana come attrazione turistico-culturale, rappresentando quindi non solo un inestimabile patrimonio storico, paesaggistico, artistico e culturale, ma anche un’importante attrazione turistica e conseguente fonte di valore economico. Valorizzare il potenziale dei borghi significa non solo preservare il nostro patrimonio storico, paesaggistico, artistico e culturale, ma anche contribuire ad una crescita sostenibile e inclusiva del sistema Paese. Adottando infatti misure che ne contrastino lo spopolamento, si può generare valore condiviso con il territorio nazionale in termini economici, occupazionali e sociali. Il processo di digitalizzazione e sistemi di lavoro flessibili possono rappresentare una possibile azione di contrasto del fenomeno dello spopolamento dei Borghi, migliorando l’attrattività dei Borghi per quanti hanno la possibilità di lavorare da remoto e favorendo lo sviluppo di imprese locali in grado di sfruttare l’infrastruttura digitale. Il loro valore quindi non è solo economico ma anche e soprattutto sociale”.
Secondo l’analisi di Deloitte i visitatori complessivi dei “Borghi più belli d’Italia” sono stati nel 2022 oltre 8,8 milioni, per un totale di circa 21,5 milioni di pernottamenti. Circa il 37% di questi visitatori sono internazionali, mentre circa il 32% sono visitatori giornalieri. La spesa diretta in Italia derivante dalle presenze turistiche nei Borghi nel 2022 è stimata in circa 4,6 miliardi di euro. A fronte di tale spesa diretta, si stimano oltre 9 miliardi di euro di ulteriore spesa indiretta e indotta, per un totale di circa 13,8 miliardi di euro di spesa complessiva generata in Italia.
“La tutela e la valorizzazione del patrimonio paesaggistico, architettonico e artistico italiano, così come della lingua e delle tradizioni del nostro Paese fa parte della storia dell’Istituto della Enciclopedia Italiana sin dalla sua fondazione. La presentazione di questo interessante progetto, che ci aiuta a comprendere non solo il valore culturale dei Borghi Storici più belli d’Italia ma anche le loro notevolissime potenzialità per il turismo e l’economia, ci spinge a continuare il lavoro di diffusione del sapere proprio della nostra missione”, ha dichiarato Massimo Bray, Direttore Generale della Treccani.
I Borghi certificati dall’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” attraverso un processo di valutazione esso stesso certificato ISO 9001 sono attualmente 362, diffusi su tutto il territorio nazionale: Marche (31 borghi), Umbria (31) e Toscana (29) registrano il maggior numero di borghi, confermando una presenza particolarmente concentrata nel Centro (32,2%). Trentino-Alto Adige, Toscana, Liguria, Marche e Lombardia, invece, sono le regioni che hanno ricevuto più visitatori. Considerando l’impatto economico generato dal turismo nei Borghi nel 2022 come percentuale del Pil, lo studio Deloitte stima che questo sia maggiore al Centro e al Nord-est. In particolare, le aree in cui il contributo economico come percentuale del Pil risulta maggiore sono il Centro e Nord-est, con circa lo 0,4% del Pil, seguite dalle Isole, con oltre lo 0,3% del Pil.
“L’Associazione dei Borghi più belli d’Italia è impegnata fortemente nel favorire lo sviluppo di attività di valorizzazione e promozione delle ricchezze enogastronomiche, storiche, artistiche e paesaggistiche dei borghi, con l’obiettivo di creare nuove occasioni di lavoro per i giovani e di contrastare il fenomeno dello spopolamento”, ha detto Fiorello Primi, Presidente dell’Associazione “I Borghi più belli d’Italia”.
A fronte dell’impatto economico e sociale evidenziato, i borghi sono però caratterizzati da un accentuato fenomeno di spopolamento, molto maggiore rispetto alla media dei comuni italiani. In particolare, i comuni presenti nella lista dei “Borghi più belli d’Italia”, secondo l’Istat, presentano una popolazione media pari a circa la metà di quella dei comuni italiani nel complesso. Nel periodo 2011-2021 si è registrata una riduzione media della popolazione residente nei Borghi pari al -4,2%, a fronte di una riduzione della popolazione residente a livello nazionale pari a 0,7% nello stesso periodo. Si prevede che tale fenomeno si accentuerà nel periodo 2020-2030, con una variazione del -4,4% nei Borghi a fronte di una riduzione media dei comuni italiani del -2,8%. Così, la popolazione residente nei Borghi più belli d’Italia nel 2030 si stima sarà pari a circa 1.285.000 persone contro i 1.344.000 di persone nel 2020.
Dalle analisi condotte da Deloitte, emerge che l’evoluzione storica della copertura della Banda Ultra-Larga (BUL) nei Borghi più Belli d’Italia è in forte crescita negli ultimi anni, sia considerando i comuni che le unità immobiliari (UI) coperte: ad oggi il 63,9% dei Borghi gode di una copertura “Fiber to the Home” (FTTH) – una percentuale molto rilevante, se si considera che solo nel 2019 questa arrivava solo al 2,2%. Solo con un tale sviluppo infrastrutturale, infatti, sarà possibile ridurre il gap di mercato e creare condizioni di sviluppo economico e sociale attrattive per i lavoratori.
Un dato molto incoraggiante è quello della crescita del numero di lavoratori che hanno cominciato a soggiornare nei borghi in modalità smart-working a seguito della pandemia Covid-19. Questo fenomeno sembra confermare un trend in atto. Infatti, secondo una ricerca di Inapp, il 41,5% dei lavoratori sarebbe disposto a trasferirsi in un luogo più isolato a contatto con la natura ed il 34,5% in un piccolo centro abitato. Si tratta di un fenomeno da osservare in parallelo al livello di digitalizzazione medio delle imprese, che nel 2022 ha registrato un significativo miglioramento; secondo i dati Istat, le aziende con un livello «Alto» o «Molto alto» di digitalizzazione, misurato sulla base delle attività di natura digitale che le imprese sono in grado di coprire, hanno raggiunto circa il 32% nel Nord-Ovest e il 29% nel Nord-Est. Nel Centro e nel Mezzogiorno, la percentuale, seppure in aumento, resta a un livello più basso (23%).