Le innovazioni nel campo dell’intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il panorama mediatico. Mentre la collaborazione tra le società di AI e i gruppi editoriali si è storicamente basata sulla fornitura di dati per l’addestramento dei large language models (LLM), il focus oggi è sull’implementazione di casi d’uso più specifici, che offrono agli editori maggiore influenza.
L’accuratezza nell’informazione è essenziale, soprattutto quando si tratta di notizie su eventi attuali. Per raggiungere questo scopo, gli LLM richiedono l’accesso a un set più ristretto e controllato di dati, un processo facilitato dalla tecnica conosciuta come Retrieval Augmented Generation (RAG). Questo metodo non solo migliora la precisione delle risposte fornite dagli LLM ma aiuta anche a minimizzare la presenza di informazioni distorte o completamente false.
Evoluzione delle partnership tra grandi aziende tecnologiche ed editori
OpenAI ha recentemente lanciato SearchGPT, mentre Microsoft ha introdotto una nuova funzionalità di ricerca generativa per Bing: due iniziative che dimostrano come le partnership tra le grandi aziende tecnologiche e gli editori stiano evolvendo. OpenAI, nello specifico, sta sperimentando SearchGPT con diversi importanti editori, tra cui The Atlantic e News Corp.
Rimane tuttavia incerto se i nuovi motori di ricerca basati sull’AI porteranno agli editori lo stesso livello di entrate generato dalla ricerca tradizionale di Google. Motivo per cui la società guidata da Sam Altman sta esplorando un modello di condivisione delle entrate per gli autori che creano contenuti all’interno del suo ecosistema GPT. E Perplexity AI condividerà i ricavi pubblicitari con gli editori.
Dall’altro lato, Anthropic non ha ancora confermato piani futuri per accordi con gli editori, e Meta sta valutando come procedere, con alcuni dirigenti, incluso il CEO Mark Zuckerberg, che mostrano scetticismo sugli accordi con i media.
Futuro incerto
Un contesto ulteriormente complicato dalle questioni legali. Molti editori ritengono che l’utilizzo dei loro contenuti senza accordi in tal senso violi le leggi sul copyright, come evidenziato dalla causa in corso tra il New York Times e OpenAI, insieme a Microsoft. Il caso potrebbe richiedere anni per arrivare a una risoluzione definitiva.