Quando, 42 anni fa, venne lanciato il quotidiano USA Today, l’industria giornalistica si trovò di fronte a qualcosa di mai visto prima. Il nuovo arrivato si presentava con un formato visivamente accattivante, utilizzando colori vivaci e grafiche originali, diversamente dai più tradizionali giornali dell’epoca. Nonostante il suo approccio fresco e innovativo, non mancarono le critiche: molti nel settore lo soprannominarono “McPaper”, paragonandolo a un fast food dell’informazione, per la sua tendenza a offrire notizie in forma breve e superficiale.
USA Today fu fondato dalla Gannett Co., uno storico gruppo editoriale americano, con l’ambizione di creare un giornale che potesse essere la “seconda lettura” per chi già consultava il proprio quotidiano locale. Un giornale che si proponeva di raggiungere un vasto pubblico di viaggiatori e pendolari, secondo le ambizioni del suo defunto presidente Al Neuharth. Un giornale che gradualmente si affermò come uno dei giornali più diffusi negli Stati Uniti.
5 direttori negli ultimi 15 anni
Nonostante il successo iniziale, nel tempo USA Today ha dovuto affrontare le stesse sfide economiche che hanno messo in difficoltà molti altri media tradizionali: calo dei lettori, riduzione degli introiti pubblicitari e la transizione inevitabile verso il digitale. In risposta a queste sfide, il giornale ha visto cambiare la propria guida editoriale 5 volte negli ultimi 15 anni.
L’ultimo direttore, Terence Samuel, ha tentato di ampliare l’audience digitale e di invigorire la redazione con un approccio più audace, prima di dimettersi bruscamente dopo solo un anno senza una motivazione pubblica. Persone vicine alla vicenda sostengono che l’arrivo di un nuovo dirigente ad aprile abbia accelerato le sue dimissioni. Gannett ha affidato a Monica R. Richardson, vicepresidente senior, la supervisione diretta della redazione di USA Today, diminuendo così l’autorità di Samuel.
Samuel, 62 anni, è il terzo direttore di un importante giornale a lasciare quest’anno, dopo Kevin Merida del Los Angeles Times, che si è dimesso a gennaio, e Sally Buzbee del Washington Post, che si è dimessa il mese scorso a seguito di alcune turbolenze nella redazione del giornale di Jeff Bezos.
La leadership è momentaneamente nelle mani di uno dei vice di Samuel, Caren Bohan, che si impegna a mantenere l’alto livello di copertura delle notizie di grande impatto, come le Olimpiadi e le elezioni presidenziali americane, in uno sforzo che mira a preservare la tradizione di un giornalismo incisivo e significativo, nonostante le crescenti pressioni economiche.
Le sfide economiche di USA Today
USA Today oggi si trova in un punto critico. Il quotidiano che una volta poteva vantarsi di essere il giornale di interesse generale più letto nel paese, con 2,3 milioni di copie giornaliere, ora è solo il quinto, con 113.228 alla fine dello scorso anno. Il focus oggi si è spostato sull’edizione digitale, che continua a lottare per convertire il suo ampio traffico web (64,1 milioni di utenti unici a maggio, secondo Comscore) in una fonte di entrate sostenibile. Con solo una frazione degli abbonati digitali rispetto ai leader del settore come il New York Times o il Washington Post, il giornale dipende fortemente dalla pubblicità, che non riesce a coprire i costi come una volta.
La situazione finanziaria di Gannett si è ulteriormente complicata dopo l’acquisizione da parte di GateHouse Media nel 2019, un altro grande editore di giornali. Un’operazione che ha lasciato l’azienda con un pesante debito pari a 1,8 miliardi di dollari e ha innescato cicli continui di riduzione dei costi, tagli al personale e di vendita di attività.
La versione del 21° secolo di USA Today mantiene il nome del giornale originale ma non molto altro, essendo finite molte delle storie bizzarre e il tono allegro che lo distinguevano dagli altri media. Nonostante le incertezze, USA Today ha continuato a produrre giornalismo di qualità, grazie anche ai legami con la flotta di quasi 200 quotidiani locali di Gannett Recentemente, ha riportato storie importanti che hanno influenzato il dibattito pubblico, dimostrando la capacità di rimanere rilevante in un’epoca di rapidi cambiamenti nel panorama mediatico.