
Se, come sembra, Sam Altman sta progettando un social media di OpenAI, i gruppi proprietari dei maggiori social media rispondono lanciando le proprie app di intelligenza artificiale. Nel caso specifico, dopo Elon Musk con xAI, è Mark Zuckerberg a inaugurare un’applicazione separata che punta a incrementare l’uso del suo assistente IA, utilizzando il modello Llama 4. Il suo nome è Meta AI.
La notizia, ufficializzata ieri dal gruppo californiano, era stata anticipata a febbraio dalla Cnbc, che, raccogliendo le dichiarazioni di una fonte interna, aveva correttamente previsto come l’annuncio sarebbe arrivato nel secondo trimestre dell’anno.
Ed era proprio a quella indiscrezione che Altman aveva risposto: “Ok, forse allora anche noi faremo un’app social”.
ok fine maybe we’ll do a social app https://t.co/663VkHN4qB
— Sam Altman (@sama) February 27, 2025
Nel caso di Meta, le anticipazioni giornalistiche si sono confermate affidabili. Per OpenAI, l’esclusiva di The Verge cita fonti interne che appaiono altrettanto attendibili.
Il tempo dirà se il fenomeno dell’everythingism, così come lo ha descritto la firma del New York Magazine, John Herrman, avrà colpito di nuovo la Silicon Valley.

Mark Zuckerberg, ad di Meta, durante la conferenza degli sviluppatori di Facebook nel 2019. Foto: Flickr.
Perché Meta AI
Come sottolinea la Cnbc, con Meta AI Zuckerberg si iscrive alla corsa per l’IA generativa basata sui modelli linguistici di larghe dimensioni, i cosiddetti Large language models, alla quale partecipano, tra le grandi società di tecnologia, OpenAI con ChatGpt, Anthropic con Claude, Google con Gemini, xAI di Elon Musk con Grok e Microsoft con Copilot.
The Verge evidenzia come l’assistente IA di Meta presenti le caratteristiche tipiche di un’app di IA generativa.
Eppure, qualche novità c’è.
Sulla nota pubblicata dalla società guidata da Zuckerberg si legge che anche Meta AI, così come tutte le altre piattaforme del gruppo, è stata sviluppata per “metterti in contatto con le persone e le cose a cui tieni”.
Per farlo, l’app include un feed chiamato Discover, presentato come uno spazio dove i contatti di Facebook e Instagram e altri utenti possono raccontare in che modo e per quali scopi stanno utilizzando l’intelligenza artificiale. Ad esempio, quali sono i prompt più efficaci e come utilizzarli per le proprie esigenze.
Lo scopo dell’app, ha detto a The Verge Connor Hayes, vicepresidente dell’area prodotti di Meta, è mostrare “alle persone cosa possono fare con l’IA” e rendere questo strumento più alla portata di tutti.
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Maestro della voce
L’app è disponibile, anche in Italia, negli app store di Apple e Android, e ha nell’assistente vocale uno dei suoi punti forti.
In alcuni Paesi – Australia, Canada, Nuova Zelanda e Stati Uniti – gli utenti Meta AI possono sperimentare in versione demo la funzione full-duplex, ossia una tecnologia di sintesi vocale più avanzata che permette di avere una conversazione più naturale, in cui l’utente e l’assistente possono interrompersi a vicenda e l’IA è in grado di aggiungere i tipici riempitivi di una conversazione – come “mm-hm” – e generare direttamente una voce specifica per la conversazione.
Anche se, a differenza di ChatGpt, Meta AI per ora non usufruisce delle informazioni prese da internet, in Canada e negli Stati Uniti può avere accesso ai profili Instagram e Facebook dell’utente e adattare la conversazione ai contenuti condivisi sulle piattaforme.
Dunque, scrive The Verge, quello che si pubblica influenzerà le risposte di Meta AI.
A prescindere da questo, la combinazione social media-assistenti IA può rappresentare un modello da perseguire per le società di tecnologia.
Il motivo, secondo Herrman, sta nei dati – gratuiti e aggiornati in tempo reale – che milioni di utenti delle piattaforme social possono offrire ai modelli di intelligenza artificiale, velocizzando in maniera significativa il loro addestramento.