Con il turismo degli influencer si racconta la Corea del Nord

Di il 08 Marzo, 2025
North_Korea_people_are_welcoming_Kim_Jong-un_and_Vladimir_Putin_at_Kim_Il-sung_square 2024 free Wikimedia Commons
I video di alcuni content creator che hanno visitato il Paese offrono aspetti interessanti della propaganda in favore di Kim Jong-Un

Dopo le restrizioni al turismo applicate durante la pandemia, il flusso di visite degli occidentali in Corea del Nord sta lentamente riprendendo e così si riceve qualche informazione sull’impenetrabile Paese sottoposto alla dittatura del leader Kim Jong-Un.

A raggiungere Pyongyang non sono però turisti qualsiasi: molti di loro sono avvezzi a visitare Stati considerati non sicuri. È il caso dell’italo-argentino Nicolas Pasquali, già rapito in precedenza in Mauritania durante uno dei suoi viaggi.

Per i cittadini di alcuni Stati, andare in Corea del Nord è vietato.

L’esempio più famoso è il divieto di viaggio imposto nel 2017 dagli Stati Uniti, introdotto dal Dipartimento di Stato americano dopo la morte di Otto Warmbier, uno studente americano imprigionato in Corea del Nord e riconsegnato in stato vegetale poco prima di morire.

C’è, invece, ancora possibilità di visitare il Paese per chi ha la doppia cittadinanza.

Per questo, scrive la Cnn, il produttore cinematografico Justin Martell ha investito centinaia di migliaia di dollari per ottenere la cittadinanza di Saint Kitts e Nevis, una nazione caraibica famosa per il suo Sustainable Island State Contribution, un programma di investimento nell’isola legato all’ottenimento della cittadinanza.

Attraverso il suo secondo passaporto, Martell può aggirare le restrizioni statunitensi ed entrare in Corea del Nord.

Pyongyang_City_-_Ryugyong_Hotel_in_Background_(13913572409) Corea del Nord free Wikimedia Commons

Pyongyang, capitale della Corea del Nord. Foto: Wikimedia Commons.

In Corea del Nord per i social

Spesso sono content creator che vogliono condividere foto e video da uno degli Stati totalitari più impenetrabili.

È il caso di Mike O’ Kennedy, 28 anni e oltre 530mila follower su YouTube. Tra i posti che gli sono restati in mente dalla sua visita in Corea del Nord c’è la “Friendship House”, che celebra i rapporti speciali tra il Paese e la Russia.

Racconta che, costretto a firmare il libro destinato a tracciare i visitatori, abbia scelto di scrivere una frase che gli pareva innocua: “Desidero la pace nel mondo”.

Non la pensavano così i nord coreani presenti.

Oppure Luca Pferdmenges, influencer tedesco, ha raggiunto su TikTok tre milioni di follower con le sue cronache di viaggio, riprendendosi mentre mette in scena acrobazie circensi.

Per lui, non è stato facile persuadere la guida a lasciargli girare un reel nel centro della città di Rason, al confine tra Russia e Cina.

Soft-power di seconda mano

Chi c’è stato, racconta che la pop-aganda penetra ogni aspetto della quotidianità, a partire dalle filastrocche cantate dai bambini nelle scuole, fino alle canzoni che vanno virali nei karaoke.

Tra queste, non ve ne sono certamente di occidentali. Eppure, alcune delle guide hanno confessato di aver imparato l’inglese anche grazie alle canzoni Disney.

Durante i tour si incontra ogni forma di arte propagandistica.

È incoraggiato l’acquisto delle sigarette “7.27”, il marchio preferito da Kim Jong-Un in ricordo dell’armistizio firmato per porre fine alla guerra di Corea il 27 luglio 1953.

Rare e preziose le traduzioni in inglese e francese degli aforismi di Kim, cioè una raccolta delle sue dichiarazioni pubbliche, ma anche un volumetto rosso intitolato “Great Man” e che descrive Kim Il-Sung, dittatore considerato fondatore della nazione e nonno dell’attuale leader.

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Ludovica Taurisano è dottoranda di ricerca in Global History and Governance per la Scuola Superiore Meridionale di Napoli, con un progetto di ricerca sull’editoria popolare e l’informazione politica negli anni Sessanta e Settanta. Con una formazione in teoria e comunicazione politica, si è occupata di processi di costruzione dell’opinione pubblica; ha collaborato con l’Osservatorio sulla Democrazia e l’Osservatorio sul Futuro dell’Editoria di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Oggi è Program Manager per The European House – Ambrosetti. Scrive di politica e arti performative per Birdmen Magazine, Maremosso, Triennale Milano, il Foglio, Altre Velocità e chiunque glielo chieda. Ogni tanto fa anche cose sul palco.