Mi son trovato a discutere e approfondire con un collega un mio recente pezzo, I neofascisti spagnoli ora si accaparrano El Cid, apparso sul cartaceo di Left. Un pensiero nuovo a sinistra di questo mese. Riflettevamo sulla situazione spagnola ed europea, sulle politiche culturali della destra spesso basate su narrazioni manipolate, seguendo tra l’altro quanto già fatto nel secolo scorso dai predecessori dittatoriali (nel caso spagnolo recuperando una distorta visione nazionalista della Reconquista e della figura del Cid che rimonta anche più indietro nei secoli, come mostravo in quella sede). Abbiamo provato a ricordare insieme certi episodi di usi passati del Cid, con Franco e oggi con Abascal. Durante la recente campagna per le europee Vox ha portato avanti il solito atteggiamento ideologico, declinato pienamente nelle logiche di quei gruppi poi riuniti nei Patriots for Europe e che ben viene rappresentato dalla legge regionale proposta da Vox nella primavera di quest’anno per riabilitare il franchismo e di conseguenza la narrazione ad esso legata. Poi lo scambio con il collega ha portato a riflettere su un aspetto particolare, e abbiamo fatto qualche ricerca per vedere se durante questa corsa elettorale El Campeador fosse stato apertamente nominato, come in tante occasioni passate. Non c’è pretesa di esaustività, una menzione potrebbe certo esserci scappata, ma a prima vista Rodrigo Diaz de Vivar non compariva. Ma qualcosa di altrettanto interessante mi è balzato agli occhi, e per curiosità e voglia di dare ulteriori informazioni su questo tema, mi sono soffermato su altre notizie di stampa del periodo elettorale.
A detta di varia stampa spagnola, il comizio più importante nella recente campagna elettorale Abascal l’ha tenuto, a sostegno del candidato principale di Vox per il parlamento Ue (Jorge Buxadé), nella città di Valencia, proprio dove un anno fa si era tenuta la grande assemblea ‘patriottica’ a cui aveva preso parte Giorgia Meloni con un discorso poi divenuto molto famoso. Ma Valencia è un luogo rilevante per un altro motivo, a riprova che ogni scelta concorre in modo rilevante al meccanismo comunicativo nel suo complesso: Valencia è una città della vicenda cidiana. Fin dalla sua discesa in campo, anni fa, Abascal aveva presentato la sua operazione come una Reconquista (una delle prime dichiarazioni), da condurre nello spirito del Cid (dichiarazione di poco successiva). Ecco allora che la geografia assume un particolare valore per la narrazione di sé nel contesto dei partiti politici nell’età del populismo. Valencia è infatti città simbolo del mito ‘falsato’ della Reconquista elaborato a posteriori dagli ordini monastici e dalla corona iberica, a giustificazione di atteggiamenti espansionisti successivi.* La città era infatti in mano mussulmana, e la sua presa ad opera del Cid nel 1085, con l’istituzione poi di un vescovado, fu presentata dalla mitografia ‘crociata’ come apice della lotta all’infedele. Ad esempio, nelle cronache monarchiche e nella Leyenda de Cardeña degli ambienti monastici, molte pagine vengono spese per raccontare l’assedio, la conquista, l’occupazione, la cacciata di certi mori e i rapporti aggressivi instaurati con altri, ampliando ed esaltando l’episodio. Peccato che il poema Cantar de mio Cid, più vicino storicamente per composizione e atteggiamenti ai fatti storici, annuncia brevemente che il Cid si sta avvicinando alla città nel corso dei suoi spostamenti in una lassa (strofa) del secondo libro del poema, e poi dedica una lassa di 23 versi ad assedio e battaglia (senza dilungarsi in particolari militari) e altre due lasse brevi (22 versi) alla nomina del vescovo, mentre nel corso dello stesso poema altre battaglie e altre conquiste vengono raccontate occupando spazi più ampi. Certo la presa di Valencia fu importante, ma non rappresentava per il Cid e i suoi una lotta crociata all’infedele, il momento glorioso equivalente alla riconquista della Terra Santa, un’enfasi di questo tipo è del tutto assente nel poema e nella realtà storica a cui questo era fedele.
Come la politica culturale della Reconquista aveva eletto Valencia a suo luogo simbolo, Abascal ha più volte deciso di tenere in questa città discorsi programmatici, e anche alle europee del 2024, ha individuato in quel palcoscenico il luogo principale dove riproporre una narrazione fatta di: sostegno a Milei, attacco all’immigrazione e alla religione mussulmana, patriottismo forte in Europa e deportazioni di massa (si segua il suo discorso, 26 maggio di quest’anno per l’appunto). La scelta del luogo non è neutra, e mai lo è in un certo modo di fare politica: si carica di un valore che fa riemerge tutta la manipolazione del personaggio medievale con i (dis)valori connessi.