Collega avatar, non ti vedo bene

Di il 29 Novembre, 2024
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Due giornalisti creati con l’IA da una startup israeliana avevano rimpiazzato un vero reporter di una testata hawaiana ma sono stati licenziati

Guthrie Scrimgeour è un giornalista freelance e scrive per Wired. Prima lavorava per una testata locale sull’isola di Kauai nelle Hawaii. A settembre firma un articolo in cui racconta che un bot generato dall’intelligenza artificiale chiamato James ha preso il suo vecchio posto di lavoro. La scorsa settimana è arrivato il suo aggiornamento: James e la sua collega Rose – anche lei creata dall’IA – sono stati licenziati.

La testata di cui Scrimgeour faceva parte si chiama The Garden Island e non è in buone condizioni finanziarie. Tanto che, dice lo stesso reporter, doveva coprire con un solo altro collega un’isola di 73mila abitanti.

Le implicazioni di questa storia non riguardano solo la pervasività dell’intelligenza artificiale ma anche – e forse, almeno fino a questo momento, soprattutto – le insostenibili condizioni economiche in cui si trova il giornalismo. Soprattutto quello locale.

Qualcosa non quadra

Oahu Publications, la proprietaria di The Garden Island, ha contattato una startup israeliana chiamata Caledo che ha sviluppato un sistema di IA per trasformare articoli scritti in video in cui presentatori bot conducono un programma di news, dialogando tra di loro.

Non tutto è andato secondo le aspettative. James non batte mai gli occhi, le sue mani compiono sempre gli stessi gesti e tremano in continuazione, così come il suo busto. La sua collega avatar, Rose, ha difficoltà a pronunciare alcune parole e il suono della sua voce a volte non coincide con il labiale. Le loro conversazioni non vanno meglio e mancano spesso di logica.

E dai commenti sulla pagina Instagram della testata, sembra che gli utenti non abbiano apprezzato i nuovi presentatori.

Questa IA l’ho già vista

Era la prima volta che una testata statunitense aderiva a un sistema di IA di questo tipo, in cui i due conduttori interagiscono.

In precedenza, altre aziende – come Channel 1 di Los Angeles – avevano utilizzato degli avatar per leggere articoli al pubblico. Il Wall Street Journal ha invece sperimentato un programma IA in grado di formulare dei riassunti degli articoli. Lo scopo di questa iniziativa – una simile l’ha avviata anche USA Today – è capire con più precisione le preferenze dei lettori e perfezionare la personalizzazione dei contenuti.

L’intelligenza artificiale è e sarà sempre più rilevante nell’industria dell’informazione in perenne crisi e il suo ruolo sta già diventando cruciale nell’ecosistema delle testate locali. Anche le più importanti, come il Los Angeles Times, che a gennaio ha licenziato 115 dipendenti.

E allora ecco l’IA viene in soccorso, se così si può dire. OpenAI e Microsoft hanno stretto un accordo con cinque gruppi editoriali statunitensi – tra questi Chicago Public Media, The Philadelphia Inquirer e The Seattle Times – per un investimento complessivo di 10 milioni di dollari. Cinque saranno a fondo perduto e cinque in crediti aziendali.

Ogni gruppo editoriale avrà a disposizione 500mila dollari per assumere del personale incaricato di sviluppare progetti basati sull’IA per rendere più sostenibile il proprio modello aziendale.

I progetti riguardano strumenti complementari al lavoro umano, come un sistema di ricerca per gli archivi dei giornali o di analisi per le inserzioni pubblicitarie. Per ora, quindi, non sembrano intenzionati ad assumere James e Rose.

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