Chiudete TikTok, anzi no

Di il 04 Dicembre, 2024
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I nomi della nuova amministrazione Trump si dividono sul destino del social negli Stati Uniti, tra chi vuole liberarsene e chi vuole salvarlo

Tutti contro tutti, Donald Trump contro se stesso. Le nomine del (ri)eletto presidente degli Stati Uniti, scelti soprattutto per la loro fedeltà al prossimo inquilino della Casa Bianca, hanno pareri opposti su quello che dovrebbe essere il destino di TikTok nel Paese. Dal canto suo, Trump stesso ha cambiato idea sulla piattaforma cinese, passando dal chiedere la sua chiusura a definirsi l’uomo che la salverà.

Male minore

Lo scorso giugno, Trump ha aperto il suo profilo sul social dei video e oggi è seguito da 14,6 milioni di utenti. In uno dei primi video sulla piattaforma – non ne pubblica dal giorno delle elezioni – prometteva: “salverò TikTok”. Ma non è sempre stato così. Nel 2020, durante il suo primo mandato, aveva provato a eliminarlo dagli Stati Uniti. Il suo ordine esecutivo era stato bloccato dalle corti federali.

Qualche mese prima di sbarcare su TikTok – convinto anche dall’opera di convincimento di uno dei suoi scudieri, Tony Sayegh, e del miliardario Jeff Yass – Trump aveva aggiornato la sua posizione sui social media.

In sintesi, TikTok era e rimane una minaccia alla sicurezza nazionale. Ma la sua chiusura, dice, è da evitare perché “raddoppierebbe il business di Facebook”, che “io considero un nemico delle persone così come molti altri media”.

Il risultato è che TikTok deve contare soprattutto su Trump per salvarsi negli Stati Uniti. Una legge approvata da Joe Biden obbliga ByteDance, proprietaria del social, a venderlo a una società americana entro il prossimo 19 gennaio – il giorno prima che la nuova amministrazione si insedi.

TikTok ha impugnato la legge per vie legali e sta facendo pressione perché Trump convinca il Congresso ad abrogarla o a convincere il nuovo procuratore generale a non applicarla.

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Il 47esimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Presidente, non sono d’accordo

Il singolare rapporto fra Trump e TikTok è niente in confronto al miscuglio di opinioni del suo nuovo staff. NBC ha riportato le posizioni di alcuni dei nuovi funzionari scelti dal presidente e la faccenda appare ingarbugliata.

Il piano Project 2025 pubblicato dal think tank conservatore Heritage Foundation è stato visto come una bozza dell’agenda di Trump. Anche se il diretto interessato ha negato qualsiasi correlazione, il programma considera TikTok “uno strumento di spionaggio cinese” e alcuni nello staff del presidente sono autori del documento.

Brendan Carr, ex membro della Commissione federale per le comunicazioni – Fcc – nel primo mandato di Trump, questa volta è stato scelto per presiederla. In un suo capitolo sul manifesto di Project 2025, Carr scrive che il suo piano alla Fcc include il ban di TikTok.

Anche la nomina del presidente come capo della Cia, John Ratcliffe, ha firmato Project 2025. Ex direttore dell’intelligence durante la prima amministrazione di Trump, nel 2022 ha definito TikTok una minaccia e si è detto d’accordo al ban.

Dello stesso parere è Sebastian Gorka, presentatore di Newsmax e prossimo vice-assistente di Trump. TikTok, ha detto l’anno scorso, è “uno strumento del Partito comunista cinese per raccogliere e sfruttare i dati degli americani, compresi i bambini”.

Anche Marco Rubio, scelto come come segretario di Stato, vorrebbe il ban di TikTok. È stato uno dei promotori di una proposta di legge per vietare il social media prima ai membri del governo e poi in tutto il Paese. Salvo poi dichiarare, una volta che Trump ha vinto elezioni, di rimettersi al volere del presidente.

Il governo americano nel 2022 rifiutò una vantaggiosa “proposta di tregua” di TikTok

Conti pure su di me

Dall’altra parte della barricata, comunque, TikTok può fare affidamento su numerosi sostenitori rilevanti.

Tulsi Gabbard, ex democratica e in attesa di conferma per diventare direttore dell’intelligence, è seguita da più di un milione di utenti sulla piattaforma. La sua posizione è più morbida, ma soprattutto ambigua. Ha detto a Joe Rogan di essere contro la legge firmata da Biden, ma allo stesso tempo vorrebbe che sia il presidente a decidere in modo unilaterale.

Robert Kennedy, seguito da più di tre milioni di profili su TikTok e scelto come segretario della salute, ha criticato il ban. Ha anche detto che il social “non è neanche in maggioranza cinese”.

Non è proprio così. ByteDance è un’azienda cinese e deve sottostare alla legislazione di Pechino, che la obbliga ad avere al suo interno una quota di membri del partito comunista. In più, la sussidiaria cinese di ByteDance è sottoposta alla golden share del governo, che quindi ne monitora le operazioni e i contenuti pubblicati.


Infine, sia Elon Musk, sia il suo futuro collega nel nuovo dipartimento per l’efficienza, Vivek Ramaswamy, oggi difendono TikTok. Lo scorso aprile il proprietario dell’ex Twitter ha scritto “secondo me, TikTok non dovrebbe essere vietato negli Stati Uniti, anche se il ban potrebbe avvantaggiare X. Sarebbe contrario alla libertà di parole e di espressione”. Toni così pacati non li utilizzava da anni.

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