Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato e il Presidente Joe Biden ha firmato una legge che potrebbe segnare la fine dell’operatività di TikTok negli USA, scatenando un dibattito sul Primo Emendamento (che tutela la libertà di espressione) e minacciando l’enorme influenza della piattaforma nel panorama culturale e commerciale americano. Il disegno di legge, passato silenziosamente all’interno di un pacchetto di aiuti internazionali per Israele e Ucraina, dà a ByteDance, la compagnia madre di TikTok, un termine di 270 giorni per vendere le proprie quote ad un acquirente americano gradito al governo o affrontare un divieto totale dell’app negli Stati Uniti. La legge, di cui Biden non si è vantato, mira a mitigare le preoccupazioni di sicurezza nazionale legate alla proprietà cinese di ByteDance, pur sollevando questioni cruciali sui diritti garantiti dal Primo Emendamento.
L’influenza di TikTok va ben oltre l’ambito dell’intrattenimento. Ha riscritto le regole del gioco nel settore dei media con un impatto notevole sui comportamenti dei consumatori e sulle strategie aziendali. TikTok non solo determina le tendenze musicali e di consumo, ma influenza anche il successo di ristoranti e prodotti vari attraverso la viralità. E mentre l’app cinese affronta l’incertezza, i suoi influencer e content creator potrebbero dover migrare verso piattaforme concorrenti come Instagram, Snapchat o YouTube. Piattaforme che hanno già adottato funzionalità simili per monetizzare sulla formula di successo di TikTok, posizionandosi per attrarre anche gli utenti che potrebbero abbandonare TikTok se il divieto diventasse effettivo.
Personalità del calibro di Steve Mnuchin, ex segretario al tesoro, e importanti manager come Bobby Kotick hanno mostrato interesse nell’acquisizione dell’app dei video brevi. Mentre in molti si chiedono quali potrebbero essere gli altri contendenti. L’attuale contesto normativo sembra escludere che big tech come Meta, Amazon o Google possano acquisire la piattaforma. Ma lascia spazio a media company come la Disney, o aziende di e-commerce come Shopify. C’è chi parla di Sam Altman, Ceo di OpenAI, che starebbe valutando i possibili vantaggi di addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale con i dati di TikTok.
Nel frattempo, TikTok e il suo Ceo, Shou Chew, si preparano a sfidare la legge in tribunale, sostenendo la loro posizione sul Primo Emendamento. “Non andremo da nessuna parte”, ha detto Chew. “I fatti e la Costituzione sono dalla nostra parte e ci aspettiamo di vincere ancora”.
OPINIONE
Vendere le quote della società madre di TikTok, app il cui valore potrebbe superare i 100 miliardi di dollari (20 solo in USA), non sembra un compito proibitivo. TikTok è una piattaforma in ottima salute con centinaia di milioni di utenti, che rappresenta l’unico serio concorrente a giganti come Facebook e Instagram. Tuttavia, la questione non sembra ridursi a un mero calcolo matematico, ma piuttosto a una delicata partita di equilibri geopolitici e strategie transnazionali. Inoltre, è improbabile che Pechino faciliti tale processo.
Dall’altro lato, inevitabile notare come una compagnia cinese si affidi ai diritti garantiti dalla costituzione americana, mentre la stessa Cina proibisce TikTok all’interno dei suoi confini. La battaglia legale che si profila sarà cruciale non solo per l’app dei video brevi ma anche per il futuro delle operazioni aziendali internazionali e la regolamentazione delle innovazioni tecnologiche.