È probabile che l’accordo fra il fondo Scott Trust e la startup Tortoise Media si farà. The Observer, il più antico settimanale della domenica al mondo, sta per lasciare il Guardian Media Group – di cui Scott Trust è proprietaria.
Non sono bastati giorni di sciopero – i primi in 50 anni – di oltre 500 giornalisti sotto alla sede del Guardian a King’s Cross a Londra per cambiare le sorti dello storico periodico.
Lo scorso mercoledì l’Observer ha compiuto 233 anni. Un compleanno amaro, celebrato tra la rabbia e l’amarezza delle redazioni del quotidiano e del settimanale, legate dal 1993, quando Scott Trust ha acquistato l’Observer.
Secondo il giornalista del Guardian Simon Hattenstone, una delle motivazioni legate alla cessione riguarderebbe il fatto che il settimanale “non è mai stato davvero parte” del Guardian. Eppure, ha detto Hattenstone, negli scioperi “siamo uniti come una sola famiglia felice”.
Nonostante si fossero fatti avanti altri potenziali acquirenti, come l’imprenditore vicino al partito laburista Dale Vince, Scott Trust sta chiudendo la trattativa con Tortoise. “L’accordo sarà completato e firmato nei prossimi giorni”, hanno fatto sapere entrambe le parti.
Nessun taglio
L’accordo prevede che Scott Trust mantenga una quota di minoranza e un rappresentante nel consiglio di amministrazione di Tortoise Media, startup gestita da James Harding, ex manager di BBC e The Times, e Matthew Barzun, ambasciatore degli Stati Uniti in Gran Bretagna durante la presidenza di Barack Obama. Il comitato editoriale sarà invece presieduto da Richard Lambert, un giornalista in passato al Financial Times.
Secondo Press Gazette, il contratto prevede che Tortoise investa 25 milioni di sterline – 20 milioni in nuovi finanziamenti e cinque che dovrebbero arrivare dai profitti futuri – nel nuovo Observer.
Il giornale dovrebbe mantenere la versione cartacea e dotarsi di un proprio sito online a pagamento. Dunque, un modello diverso da quello gratuito con possibilità di abbonamento adottato dal Guardian.
Non sono previsti tagli al personale e, anzi, la nuova proprietà ha dichiarato la volontà di assumere almeno 12 nuovi reporter e raddoppiare il budget a disposizione per la parte editoriale.
Ai giornalisti che non accetteranno le nuove condizioni e anche a coloro che si trasferiranno – per un certo periodo da decidere – viene data la possibilità di richiedere una liquidazione volontaria.
In più, chi nella redazione dell’Observer passerà a Tortoise avrà comunque la possibilità di fare domanda per delle posizioni interne al Guardian per un lasso di tempo ancora non stabilito. Infine, i freelance potranno prolungare il loro contratto fino alla fine del prossimo settembre e a quel punto rinegoziarlo.
“Faremo tutto quello che possiamo per essere all’altezza della storia dell’Observer a difesa dei dei diritti umani e dare una nuova linfa al giornale come voce forte e progressista nel mondo”, ha detto Harding.
Le incognite
Una lettera firmata da decine di giornalisti e professionisti del Guardian e dell’Observer smentisce che il presidente di Scott Trust, Ole Jacob Sunde, abbia consultato la redazione prima di proseguire con le trattative, come da lui affermato.
I dirigenti del fondo si sarebbero rifiutati di parlare con i giornalisti dell’Observer o avrebbero ignorato ogni tentativo di discussione, si legge.
La lettera chiede quindi di fare chiarezza su alcuni elementi essenziali dell’accordo. In primo luogo, la redazione vuole capire perché Scott Trust ha deciso di negoziare una partecipazione inferiore al 10% in Tortoise con un investimento di cinque milioni di sterline se in precedenza ha affermato di non voler investire sull’Observer e ha motivato il bisogno di cedere il giornale per difficoltà economiche.
Ci sono poi dubbi sulle capacità del settimanale di sopravvivere in modo autonomo a livello finanziario, separandosi dal Guardian.
Questi dubbi sono riassunti nelle parole di Hattenstone, che ha ricordato come Scott Trust abbia in dotazione un fondo da 1,3 miliardi di sterline. “Non siamo mai stati così sicuri a livello finanziario. Dovremmo festeggiare questa solidità, invece di vendere una parte di noi”.