ChatGpt porta più traffico ai siti di informazione, ma è ancora poco

Di il 25 Febbraio, 2025
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Analizzando 14 testate, le visite provenienti da ChatGpt sono aumentate di otto volte da agosto 2024 a gennaio 2025. I numeri sono piccoli ma indicano il peso crescente dell'IA sul giornalismo

Una delle preoccupazioni degli editori di giornali riguardo all’intelligenza artificiale è che i chatbot finiscano per sostituire le loro homepage, permettendo agli utenti di leggere i riassunti generati dall’IA e, quindi, togliendo visibilità alle testate stesse. Va però anche valutato l’effetto opposto: nelle loro risposte, ChatGpt e simili citano gli articoli di provenienza delle notizie, favorendo il traffico esterno sui siti di informazione.

Ora inizia a vedersi la portata di questa tendenza.

Utilizzando dati forniti dalla piattaforma Similarweb, Press Gazette ha esaminato il volume di traffico portato da ChatGpt e Perplexity a 14 importanti testate – New York Times, Washington Post, Guardian, Cnn, Usa Today, Fox News, Bbc, Forbes, Associated Press, People, New York Post, Cbs, Cnbc e India Times – e ha mostrato come questo sia aumentato di otto volte, passando da 435mila visite uniche lo scorso agosto a 3,5 milioni a gennaio di quest’anno.

In una media mensile calcolata nello stesso semestre, il motore di ricerca Perplexity ha generato in complesso tra i 450mila e gli 850mila accessi al mese verso queste testate.

Sono numeri contenuti, se si considera questi 14 siti, insieme, a gennaio hanno ricevuto 3,8 miliardi di ingressi. Il chatbot di OpenAI rappresenta quindi meno dello 0,1% del totale in quel mese.

Per i giornali è cruciale conoscere e monitorare l’andamento di questi numeri, soprattutto in un momento in cui i social media, un tempo importanti alleati per portare le persone a visitare i propri siti, stanno rivedendo le loro politiche, penalizzando l’apertura di link esterni.

Dall’altra parte, il loro sostituto, Google – in particolare la funzione Discover, che lo scorso anno ha convogliato un quarto del traffico esterno totale verso le testate -, premia contenuti originali e più leggeri e, di conseguenza, rischia di influenzare le scelte editoriali delle redazioni.

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Foto: Wikimedia Commons.

Visione d’insieme

La situazione continua a evolversi in maniera molto rapida, anche in seguito ai continui stravolgimenti delle strategie aziendali degli attori coinvolti.

Qualche esempio da questo punto di vista sono le decisioni di Facebook e Google di fare passi indietro sui propri programmi di fact-checking – che premiavano le fonti di informazione più affidabili – e l’inserimento improvviso di nuove aziende di IA, come la cinese DeepSeek, a sfidare il primato americano.

Gli editori non possono far finta di niente. Le società di intelligenza artificiale ormai rientrano – in modo più o meno pesante – tra le loro diverse fonti di ricavo, in modo diretto e indiretto.

Direttamente, attraverso i vari tipi di accordi – dai contratti di licenza per l’utilizzo dei contenuti giornalistici al finanziamento e allo sviluppo di singole attività, strumenti interni e redazioni.

In maniera indiretta, proprio grazie al traffico portato dai chatbot di IA generativa agli articoli e, quindi, ai siti dei giornali.

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Foto: Pexels.

I numeri da ChatGpt

A ottobre, OpenAI ha reso disponibile la funzione Search per tutti gli utenti di ChatGpt con un account.

Secondo la compagnia guidata da Sam Altman, la modalità Search dovrebbe incentivare il traffico verso i siti delle testate.

L’analisi di Press Gazette su dati Similarweb mostra che a beneficiare di più da questa novità sia stato il New York Post, passato da 8.800 visite a settembre del 2024 a quasi 760mila a gennaio di quest’anno.

Un aumento sostanziale che deve però essere messo in rapporto agli accessi totali mensili dello stesso New York Post, che a gennaio ammontavano a 143,5 milioni. Dunque, il chatbot di OpenAI ha pesato per lo 0,5% del totale.

Un altro giornale che ha registrato un aumento significativo degli ingressi tramite ChatGpt è il Guardian – dalle 107mila dello scorso agosto alle 730mila di gennaio.

Gli editori di entrambe le testate – News Corp per il New York Post e il Guardian Media Group per il Guardian – hanno firmato contratti di licenza con OpenAI che autorizzano ChatGpt a usufruire dei loro articoli per rispondere alle domande degli utenti sulle notizie del giorno.

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La sede del New York Times a New York, realizzata dall’architetto italiano Renzo Piano. Foto: Flickr.

Resta invece difficile definire la situazione e identificare tendenze comuni per le testate che con OpenAI non hanno concluso accordi o, come nel caso del New York Times, hanno addirittura procedimenti legali in corso.

Il quotidiano newyorkese aveva comunque ricevuto circa 160mila visite provenienti da utenti di ChatGpt ad agosto, per poi riscontrare un picco di 360mila a novembre e infine ridiscendere a poco meno di 241mila a gennaio.

Forbes non ha accordi con l’azienda di Altman, eppure ha visto un’impennata del traffico da ChatGpt, passando dai 50mila accessi di agosto ai 560mila di gennaio.

Anche la Cnn non ha firmato partnership con OpenAI, ma comunque ha guadagnato in media quasi 100mila ingressi al mese nel semestre da agosto 2024 a gennaio 2025.

Al contrario, la Cnbc – che pure non ha collaborazioni in essere con OpenAI – ha beneficiato di ben pochi ingressi, tra gli otto e i 23mila in ognuno dei sei mesi compresi nella ricerca di Press Gazette.

Situazioni simili, anche se con numeri leggermente più alti rispetto alla Cnbc, per la Bbc e il Washington Post.

Altre testate non incluse nella ricerca, come l’Atlantic, hanno registrato un aumento rilevante del traffico proveniente da ChatGpt. La crescita per la rivista, segnala Digiday, è stata dell’80% a gennaio – mese in cui, secondo Similarweb, ha ricevuto grazie al chatbot 186mila visite – rispetto a dicembre.

L’Atlantic aveva firmato una partnership con OpenAI a maggio del 2024.

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Immagine: FMT.

E da Perplexity

A ottobre dello scorso anno, il New York Times aveva inviato una lettera di diffida a Perplexity, intimando il motore di ricerca di interrompere l’utilizzo non autorizzato dei suoi contenuti.

Tuttavia, il quotidiano è tra le testate per le quali Perplexity ha generato a gennaio il maggior numero di sessioni, circa 146mila, seguito dalla Cnn con 139mila India Times e Forbes, entrambi con 117mila.

Se invece si somma il traffico totale nei sei mesi considerati, i tre siti con più visite dal motore di ricerca sono stati Forbes (958mila accessi), India Times (636mila) e Cnn (591mila).

Interpellati da Digiday, i dirigenti di tre gruppi editoriali che hanno chiesto di rimanere anonimi hanno risposto di aver visto una crescita del traffico proveniente dalle piattaforme di intelligenza artificiale.

Sono ancora numeri molto piccoli.

Uno dei tre manager ha specificato che, nel suo caso, gli ingressi complessivi ricevuti tramite i chatbot delle società di IA non raggiungono il 10% del traffico ottenuto tramite X.

A sua volta, nel periodo compreso fra novembre 2023 e lo stesso mese del 2024, il social media di Elon Musk ha generato soltanto lo 0,4% del traffico esterno totale per i siti di informazione.

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Journalist writing on European politics, tech, and music. Bylines in StartupItalia, La Stampa, and La Repubblica. From Bologna to Milan, now drumming and writing in London.

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