Twitter era un grande notiziario. Era il luogo per sapere le ultime notizie, seguire le testate e i giornalisti più importanti e scoprirne di nuovi, anche di nicchia. Quei tempi sono passati.
Lo scorso anno, il Reuters Institute per lo studio del giornalismo ha dato il suo commiato alla vecchia versione del social stilando le principali caratteristiche che Twitter ha avuto nel suo ultimo decennio di vita, dal 2012 al 2022. I dati delle ricerche annuali dell’organizzazione, chiamate Digital News Report, hanno evidenziato tre punti fondamentali.
Cari bei vecchi tempi
Il primo punto del Reuters Institute sottolinea che, più delle altre piattaforme, Twitter era considerato il posto dove trovare le notizie, in particolare politiche, sia da giornali affermati, sia da fonti alternative.
Secondo, gli utenti di Twitter non erano un campione rappresentativo della popolazione, dato che il social era usato perlopiù da uomini, specie benestanti e con un alto livello educativo.
Terzo, e forse più importante, dato il tipo di pubblico e di utilizzo, gli utenti di Twitter erano in media più attenti al tema della disinformazione rispetto ad altri social. E la piattaforma raccoglieva una percentuale molto contenuta di informazioni false, diffuse tra l’altro da un pochi utenti.
Questa, però, è storia. La realtà è un’altra ed è iniziata con l’acquisto della piattaforma da parte di Elon Musk e la sua trasformazione in X. Un anno dopo l’acquisizione, l’Unione Europea ha segnalato a Musk che il suo era diventato il social con la quantità maggiore di disinformazione presente.
Una fogna
Il magazine Columbia Journalism Review ha chiesto ai giornalisti che tipo di ambiente sia diventato X per chi fa informazione, dopo i cambiamenti apportati da Musk.
Ad esempio, il nuovo proprietario ha rimosso il sistema di verifica per dare la spunta blu ai giornalisti riconosciuti come membri di organizzazioni editoriali. Al suo posto, Musk ha inaugurato un sistema per consegnare il blue check a tutti coloro che hanno voglia di pagarla.
Lo scrittore statunitense Tom Scocca ha risposto alla testata della Columbia di aver cercato informazioni su X riguardo all’uragano Milton che ha colpito la Florida lo scorso ottobre e aver capito in quell’occasione quanto l’ex Twitter sia diventato “una fogna” per l’informazione.
Secondo altri giornalisti e autori interpellati, X non ricopre più quel ruolo di “bacheca degli annunci lavorativi”, dove sviluppare e testare nuove idee. E, soprattutto, ha smesso di essere considerato una mappa efficace per capire come operano i media e i rapporti fra personalità rilevanti di ambiti diversi.
Per alcuni, come la giornalista Delia Cai, Substack ha alcune delle caratteristiche dell’ambiente del Twitter che fu, in cui il punto cruciale è “vedere chi legge gli articoli long-form e cosa dicono a proposito”. Ma forse è ancora troppo poco per capire se il grande notiziario si sia spostato altrove.