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Non si ferma l’effetto Donald Trump sulle grandi aziende americane. Dopo Google, Amazon e Meta, anche Disney ha deciso di rivedere le sue politiche di DEI – diversity and inclusion -, volte a promuovere un ambiente di lavoro rispettoso delle differenze sociali e individuali.
La notizia è stata data da Axios, secondo cui il colosso dell’intrattenimento avrebbe inviato una lettera ai suoi dipendenti affermando che l’azienda si focalizzerà più sugli obiettivi aziendali rispetto al passato.
I cambiamenti di Disney sembrano meno drastici rispetto a quelli apportati da altri grandi gruppi, come Boeing, che ha smantellato il suo dipartimento per la diversità, l’equità e l’inclusione nel 2023, e Meta, che ha cancellato il team dedicato alla diversità e ha sospeso gli obiettivi di rappresentanza per l’assunzione di donne e minoranze.
Tuttavia, anche quello di Disney è un cambio di passo importante per una compagnia che, negli ultimi anni, aveva fatto dell’attenzione all’inclusione delle minoranze uno dei suoi tratti distintivi, evitando di politicizzare le scelte aziendali.
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Disney World a Orlando, in Florida. Foto: Pexels.
Cosa cambia
In primo luogo, sottolinea Axios, Disney sta spostando e rimuovendo gli avvisi automatici sui contenuti che aveva iniziato a rilasciare su degli specifici titoli nel 2020.
Alcuni film disponibili su Disney+, fra cui Dumbo e Peter Pan, avvertivano infatti gli spettatori della presenza di “rappresentazioni negative e / o maltrattamenti di popoli o culture”.
Al loro posto dovrebbe ora comparire un’etichetta più generica che avverte gli spettatori del fatto che il programma, essendo “presentato nella sua versione originale”, potrebbe contenere “stereotipi o rappresentazioni negative”.
Inoltre, la dicitura “Diversity and Inclusion”, utilizzata fino allo scorso anno per valutare la performance dell’azienda, lascerà il posto a un nuovo indicatore, chiamato “Talent Strategy”, che dovrebbe includere alcuni dei concetti di DEI, ma adattandoli alle strategie di business di Disney.
Un’altra svolta con il passato recente è la decisione di eliminare l’iniziativa e il sito di “Reimagine Tomorrow”, un progetto fortemente criticato negli ambienti repubblicani americani e finalizzato a promuovere storie e talenti appartenenti a minoranze.
In sostituzione delle politiche inclusive, la società ha deciso di rivedere la struttura dei gruppi aziendali per i dipendenti, ossia le reti interne che cercano di unire lavoratori con interessi comuni, per favorire un ambiente di lavoro più disteso.
I vecchi Business Employee Resource Groups saranno infatti rimpiazzati dai nuovi Belonging Employee Resource Groups.
Chissà se, dopo tanti passi indietro, basterà cambiare una parola per convincere i dipendenti che l’azienda ha ancora a cuore l’inclusione e solidarietà fra persone di differente estrazione sociale e individuale.