Nella campagna elettorale americana, migliaia di content creator, solitamente impegnati in contenuti di moda, lifestyle o intrattenimento, stanno guadagnando promuovendo Harris o Trump, senza alcun obbligo di trasparenza.
Nonostante le pressioni, la Federal Election Commission non applica ancora alle campagne politiche gli stessi obblighi di trasparenza previsti per i prodotti commerciali, suscitando tra gli esperti preoccupazioni riguardo all’etica e al rischio di manipolazione.
Il marketing elettorale
Sebbene le leggi richiedano che le pubblicità tradizionali indichino il committente, i post degli influencer non seguono le stesse regole. Ellen Weintraub della Federal Election Commission ha sottolineato l’incoerenza: “Se un influencer è pagato per promuovere un dentifricio, deve dichiararlo. Dovremmo applicare le stesse regole per i creator che sostengono un candidato”.
La FEC stabilisce che le campagne devono segnalare le spese effettuate per aumentare la visibilità dei post. Tuttavia, a livello federale, non esiste l’obbligo per i creator di segnalare se un loro contenuto sia stato finanziato da un politico o da un super PAC.
La mancanza di trasparenza ha allarmato diversi osservatori che temono che l’influencer marketing possa manipolare l’opinione pubblica. Il Brennan Center for Justice, insieme ad altre organizzazioni, ha chiesto l’introduzione di nuove normative per proteggere gli elettori, poiché la comunicazione politica sui social cresce in modo esponenziale. Al contrario, alcuni gruppi conservatori, come Citizens United, difendono il diritto degli influencer di condividere contenuti politici senza restrizioni, sostenendo che eventuali limitazioni potrebbero infrangere la libertà di espressione.
A rendere ancora più complessa la situazione sono le piattaforme social, ognuna con regole diverse al riguardo: TikTok, per esempio, vieta la pubblicità politica, rendendo impossibile la segnalazione delle sponsorizzazioni.
Quanto costa un post?
Le cifre per un post sponsorizzato sono significative, con alcuni influencer che incassano da 5.000 a 15.000 dollari per singolo contenuto politico. Le grandi agenzie gestiscono contratti per milioni di dollari con le campagne elettorali, mentre i micro-influencer guadagnano dai 200 dollari in su per post sponsorizzato.
Il rischio di manipolazione e disinformazione
Le campagne dei politici puntano sui micro-influencer per connettersi con gruppi demografici specifici, ma molti ricercatori temono che questo approccio possa aumentare il rischio di manipolazione informativa. Quest’anno, infatti, il Dipartimento di Giustizia americano ha rivelato che la Russia ha trasferito fondi a Tenet Media per ingaggiare influencer conservatori negli Stati Uniti. Come spiega Samuel C. Woolley dell’Università di Pittsburgh, gli influencer hanno un impatto potente poiché, in elezioni decise per piccoli margini, raggiungono elettori chiave in aree strategiche influenzando i risultati locali.