Addio politiche inclusive, si allunga la lista. È il turno delle banche di Wall Street

Di il 18 Febbraio, 2025
wall street free fmt New York
JPMorgan, Morgan Stanley e Citigroup sono alcuni esempi. Grandi nomi del settore, seppure in ritardo rispetto alle big tech, iniziano la ritirata dalle iniziative di DEI

Molti, fra gli amministratori delegati delle grandi aziende americane, si stanno adattando all’America 2.0 di Donald Trump, in cui non c’è posto per i programmi di DEI, ossia diversità, equità e inclusione. E così, dopo le big tech e diversi gruppi iconici – da Ford a Mc Donald’s -, anche le banche di Wall Street rivedono le politiche inclusive.

Lo scrive il Wall Street Journal, che pone l’accento su sei nomi di spicco della finanza mondiale: Morgan Stanley, JPMorgan Chase, Citigroup, Wells Fargo, Bank of America e Hsbc.

Mentre i primi tre starebbero già limitando o eliminando le linee guida sul linguaggio da tenere in pubblico per promuovere l’inclusione in azienda – così come previsto dalle precedenti linee guida -, Wells Fargo e Bank of America sarebbero ancora in una fase di valutazione sul da farsi.

Nel caso di Hsbc, invece, il quotidiano ha notato che la banca ha tagliato la presentazione delle proprie pratiche in ambito DEI, passata da circa mille a meno di cento parole.

Quello deciso da alcune di compagnie di punta di Wall Street è un passo indietro significativo.

Infatti, in particolare dopo l’omicidio di George Floyd da parte di un agente di polizia nel 2020, la finanza statunitense aveva posto molta più attenzione sui temi relativi alla diversità e inclusione.

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Il JPMorgan Chase Building, la nuova sede centrale di JPMorgan Chase a New York. Foto: Wikimedia Commons.

Qualche esempi0

Su ordine di Trump, le agenzie federali sono state incaricate di avviare indagini nelle aziende per valutare l’impatto delle politiche di DEI sul loro personale.

Oggetto di revisione, sottolinea il Wall Street Journal, sarebbero soprattutto i programmi nati per offrire ad alcune minoranze etniche un percorso agevolato in ambito lavorativo, ad esempio nelle assunzioni.

Il quotidiano riporta che Morgan Stanley ha disattivato un link che rimandava a un programma di borse di studio universitarie e assunzioni dedicato alle minoranze “storicamente sotto rappresentate nel settore dei servizi finanziari”.

Secondo la testata, l’iniziativa dovrebbe riaprire dopo una revisione dei criteri di selezione, che dovrebbero essere ampliati.

Un altro caso è quello di JPMorgan che, in un suo rapporto annuale, pubblicato venerdì 14 febbraio, ha utilizzato un tono molto diverso rispetto al 2024, in cui aveva posto l’accento sulle politiche inclusive e la sua cultura aziendale in merito.

La banca, si legge invece nel report del 2025, “prevede di continuare a essere oggetto di critiche da parte di attivisti e politici” in merito alle sue “pratiche aziendali o alle posizioni assunte su questioni di politica pubblica (come le iniziative per la diversità, l’equità e l’inclusione)”.

L’esempio di JPMorgan è emblematico perché, soltanto il mese scorso, al World Economic Forum di Davos, il suo amministratore delegato Jamie Dimon aveva dichiarato di voler continuare a “tendere la mano alle comunità nera e ispanica e ai veterani”.

La posizione della banca, aveva sottolineato Dimon, non era politica. “Non stiamo cercando di compiacere una parte o l’altra”, aggiungendo però che “se qualcuno ci facesse notare che stiamo sbagliando qualcosa, lo cambierei. Faremo delle modifiche in futuro, ma siamo molto orgogliosi di quello che abbiamo realizzato”.

Più di qualcosa, in effetti, è cambiato.

Donald Trump, 45esimo e 47esimo presidente degli Stati Uniti, e Mark Zuckerberg, Ad di Meta. Foto: Flickr.

Così fan tutti

Non è una novità.

Le banche di Wall Street sono state soltanto più lente a reagire ai dettami di Trump rispetto ad altri settori, anche a causa di precedenti critiche ricevute per la scarsa attenzione riservata dalle compagnie finanziarie a questi temi.

A iniziare la ritirata dalle politiche inclusive sono state le big tech californiane, Stato tradizionalmente progressista e attento ai temi sociali.

Dopo Meta, che ha prima tagliato il proprio programma di fact-checking indipendente, è stata la volta di Amazon e Google.

Il gruppo di Mountain View ha eliminato gli obiettivi di assunzione finalizzati ad aumentare la presenza di dipendenti appartenenti a minoranze e ha annunciato che non fisserà più target specifici per migliorare la rappresentatività nel proprio personale.

Apple, invece, ha confermato le politiche di inclusione già in vigore e ha chiesto ai suoi azionisti di fare lo stesso. Almeno per ora.

In altri settori, società come Ford, McDonald’s, Nissan, Toyota e Walmart stanno limitando le iniziative di questo tipo, adattandosi a quanto richiesto dalla nuova amministrazione di Washington.

Seppure il progressivo allontanamento dalle pratiche Esg fosse un tendenza già in atto prima del ritorno di Trump alla Casa Bianca, i primi ordini esecutivi varati dalla sua amministrazione stanno accelerando il processo.

La lista delle aziende che decidono di congedare le politiche di DEI dovrà quindi essere di nuovo aggiornata.

È un sacrificio ragionato che gli Ad decidono di fare per guadagnarsi il favore di un presidente dal carattere tanto vendicativo quanto influenzabile.

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Journalist writing on European politics, tech, and music. Bylines in StartupItalia, La Stampa, and La Repubblica. From Bologna to Milan, now drumming and writing in London.

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