La ribellione contro la bella vita degli influencer

Di il 29 Aprile, 2025
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Ostentare lusso e ricchezza sembra non pagare più come un tempo e le critiche degli utenti potrebbero convincere i creator e le loro agenzie di marketing a puntare su altri contenuti

In tempi di instabilità economica, l’ostentazione dello sfarzo può rappresentare un’arma a doppio taglio. Lo stanno sperimentando gli influencer di TikTok e Instagram, o meglio quella risicata minoranza di creator che davvero è diventata ricca grazie all’attività sui social media e ora viene contestata dal proprio pubblico.

Le forti critiche alle personalità di spicco dei social media è un fatto rilevante, perché di solito, sostiene Axios, queste figure prosperano durante i periodi di incertezza e crisi, offrendo contenuti più leggeri e divertenti.

Tra gli esempi riportati ci sono i commenti dei follower sotto alcuni post di TikTok di influencer negli Stati Uniti come le creator Adelaine Morin e Mei Leung, seguiti rispettivamente da 1,1 milioni e oltre 500mila follower sull’app cinese.

In un post su TikTok, Morin diceva di aver speso mille dollari a una cena al ristorante Nobu all’interno della struttura di Red Bull al festival Coachella. In una delle risposte con più interazioni, un utente scrive: “Ma quando mai? Io riesco a malapena a pagare l’affitto”.

Leung ha invece ricevuto diverse reazioni sarcastiche di disapprovazione a un contenuto in cui dice di spendere duemila dollari a settimana in caviale.

 

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Influencer, in realtà

Sono necessarie importanti specifiche.

Parlare di influencer come categoria non ha senso, poiché il termine racchiude in sé contenuti con temi e formati molto diversi fra loro.

Differenze enormi esistono poi dal punto di vista economico.

Richard Florida, professore dell’Università di Toronto ed esperto di creator economy, aveva fatto il punto della situazione in uno studio pubblicato a dicembre dello scorso anno e ripreso da diverse testate di settore, fra cui FastCompany e Mediatrends.

La ricerca afferma che, su circa 20 Paesi oggetto dello studio, ci sono 362 milioni di content creator. Di questi, 137 milioni sono in India, 47 milioni in Indonesia, 40 milioni in Brasile e 39 milioni negli Stati Uniti.

Il loro indotto economico complessivo è di 368 miliardi di dollari.

Eppure, specifica Florida, la ricchezza non è suddivisa in maniera equa.

Meno del 2% dei creator ha più di un milione di follower e soltanto il 2% guadagna dai 100mila dollari in su.

Tre creator su quattro non arrivano a diecimila follower e guadagnano meno di diecimila dollari all’anno. La metà di loro ha entrate annuali inferiori a mille dollari annui e quattro su dieci non ha alcun ricavo.

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Foto: Unsplash.

Come si cambia

Dunque, è plausibile aspettarsi un parziale cambio di rotta nella strategia della minoranza degli influencer più seguiti che, come sottolinea ad Axios Dave Yovanno, amministratore delegato di impact.com, “devono riuscire a entrare in sintonia con il proprio pubblico, sennò lo perderanno”.

E, con il pubblico, potrebbero andarsene anche gli sponsor.

È quindi probabile che molti dei nuovi contenuti saranno incentrati sul “concetto di valore”, come i consigli per fare un buon affare o stare più attenti al proprio budget.

Si prospetterebbe dunque un ritorno all’ordinarietà, come durante il periodo della pandemia, quando YouTube aveva registrato un deciso aumento delle visualizzazioni proprio grazie ai format più informali e ai set meno agghindati dei propri podcaster, conduttori e giornalisti.

E proprio la piattaforma video di Google potrebbe essere una componente strategica nel riposizionamento di molti creator, attratti dal favorevole sistema di remunerazione pubblicitaria.

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Journalist writing on European politics, tech, and music. Bylines in StartupItalia, La Stampa, and La Repubblica. From Bologna to Milan, now drumming and writing in London.

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