
Non è un momento facile per le grandi emittenti generaliste statunitensi, alle prese con richieste nuove ed esigenti da parte di un pubblico sempre più scettico e polarizzato. Richieste a cui il tipico modello televisivo tradizionale non sembra bastare più. In particolare per la rete per eccellenza, che nel 1980 ha introdotto il modello all news in America: la Cnn.
Lo scorso anno, scrive Adweek, la testata di Atlanta ha chiuso al settimo posto per numero totale di telespettatori in prima serata fra le tv via cavo, mentre è al quarto posto se si considera l’arco dell’intera giornata.
Rispetto all’anno precedente, nel 2024 l’emittente ha aumentato del 18% il pubblico in prima serata, ma non riesce a crescere (-3%) se si considera tutto il giorno.
Così come anche per grandi concorrenti come Fox News e Msnbc, il confronto si fa ben più impietoso se si confronta lo scorso anno con il 2020 – anche se le restrizioni derivate dalla pandemia possono aver favorito un maggior consumo televisivo di questi canali.
La Cnn aveva 1,14 milioni di spettatori medi totali al giorno nel 2020. Nel 2024, il numero è sceso del 58% a 481mila.
Anche Msnbc e Fox News sono crollate nello stesso quinquennio (rispettivamente -36% e -23%), ma le percentuali sono meno impietose.
Qualcosa, dunque, doveva cambiare e per questo la rete nel 2023 si è affidata a Mark Thompson.

Mark Thompson, ad della Cnn e già ad e presidente della New York Times Company, direttore generale della Bbc e direttore esecutivo di Channel 4. Foto: Wikimedia Commons.
Un uomo in missione
Thompson, attuale amministratore delegato della Cnn, sta provando a sistemare una situazione per nulla semplice.
È stato nominato ad agosto del 2023, quando ha preso il posto di Chris Licht, che ha guidato l’azienda nel breve interregno fra Jeff Zucker, ad dal 2013 al 2022, e Thompson stesso.
La sua missione ha avuto fin da subito un chiaro mandato: rinnovare l’offerta della rete e aggiungere nuovi prodotti sul lato digitale per aiutarla a superare la definizione di media tradizionale, pur salvaguardandone l’attendibilità e il blasone.
Un compito forse ancora più difficile del processo di digitalizzazione del New York Times che Thompson ha messo in atto come Ceo della testata dal 2012 al 2020, dopo otto anni come direttore generale della Bbc.
Di scelte pesanti, il numero uno della Cnn ne ha prese diverse.
A fine gennaio, ha comunicato a Jim Acosta, conduttore di una delle trasmissioni più seguite in prima serata e aspro critico del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che la sua trasmissione sarebbe stata spostata dalle 10 di sera a mezzanotte.
Acosta ha ringraziato, rifiutato e se n’è andato su Substack, dove ha aperto il suo nuovo programma.
Avevano già fatto la stessa scelta diversi colleghi come Don Lemon, che avevano caratterizzato la linea editoriale di netta opposizione a Trump della Cnn durante il suo primo mandato.
Sebbene molti hanno visto la decisione di ridimensionare la visibilità di Acosta come un segno di ammorbidimento nei confronti della Casa Bianca – il presidente ha festeggiato alla notizia –, Thompson ha negato che i due eventi fossero collegati.

La sede centrale della Cnn ad Atlanta. Foto: Wikimedia Commons.
Obiettività a tutti i costi
La direzione dell’ad, come sottolineato anche dall’esperto di media e professore della DePauw University Jeffrey McCall, sembra quella di voler riportare la Cnn in una posizione più moderata, basata su un giornalismo aderente ai fatti e meno militante rispetto alla linea apertamente progressista di Zucker.
Quella Cnn nel 2016 aveva deciso di schierarsi contro Trump e nel 2018 aveva denunciato la Casa Bianca per avere revocato l’accredito proprio di Acosta alla sala stampa James Brady.
In una recente intervista al Financial Times, Thompson ha ribadito i punti cardine della sua direzione.
“Il fatto che un giornalismo obiettivo venga a volte percepito come una debolezza strategica dice molto sullo stato del dibattito sull’informazione in questo Paese”, ha detto, sottolineando che proprio “offrire una copertura globale sia un vantaggio competitivo, anche se non sempre è un vantaggio tattico in un dato momento”.
Restare oggettivi, comunque, non significa essere accomodanti.
Motivo per cui l’ad della Cnn ha difeso in maniera decisa l’Associated Press dalla decisione di Trump di estromettere l’agenzia di stampa più importante degli Stati Uniti dalla Studio Ovale e dall’Air Force One perché la testata si è rifiutata di adottare l’espressione “Golfo d’America” rispetto al suo nome, Golfo del Messico.

La sede della Cnn a Washington, DC all’820 di First Street. Foto: Wikimedia Commons.
In un contesto dove l’esecutivo americano ha ingaggiato una battaglia senza precedenti con qualsiasi testata lo critichi, ha incluso podcast e nuovi media – per la maggior parte conservatori – tra il gruppo di giornalisti che seguono il presidente e tolto all’associazione dei Corrispondenti della Casa Bianca la gestione degli accrediti, la Cnn deve “riferire sull’operato dei governi in modo accurato, imparziale, senza pregiudizi e senza tirarsi indietro quando si deve chiedere conto al potere”.
È questo il servizio che, secondo Thompson, l’emittente deve ai lettori.
Senza “opporci alle forze politiche in quanto tali” o “salire sul ring e metterci a tirare pugni”.
In agenda
L’intento originale di Ted Turner, fondatore della Cnn, era portare le notizie alle persone quando e dove volessero e Thompson sta perseguendo questo obiettivo.
Anche attraverso scelte dolorose.
A gennaio, l’emittente ha deciso il licenziamento di 200 persone nell’ambito televisivo, circa il 6% del totale dei dipendenti, dopo averne tagliati altri 100 nell’estate dello scorso anno.
Per potenziare la versione digitale della testata, l’azienda sta invece assumendo 100 esperti, fra cui data scientist e ingegneri.
La nuova strategia sta aumentando il numero di video verticali pubblicati di giorno in giorno – tra 50 e 100 – e la riorganizzazione del processo di fact-checking interno, una filiera conosciuta come The Row e ora ristrutturata con la creazione di nuova divisione, chiamata Cnn Fact Check, che lavora con giornalisti e produttori nella realizzazione dei contenuti.
C’è poi la novità degli abbonamenti.
L’introduzione di un paywall su determinati contenuti di sito e app è l’anticipo di una serie di servizi a pagamento che, secondo il piano aziendale, dovrebbe portare a generare un miliardo di dollari di ricavi in più entro il 2030.
Una quota rilevante, considerando che lo scorso anno la testata ha chiuso a 1,7 miliardi di dollari di fatturato, scrive il Financial Times.
Un primo tentativo di abbonamento premium – sebbene per programmi esclusivi in streaming – era stato tentato nel 2022 con il lancio di Cnn+.
L’esperimento, però, era durato meno di un mese e Cnn+ era stato chiuso dal nuovo assetto proprietario derivato dalla fusione tra WarnerMedia e Discovery.
Ora la rete di Atlanta ci sta riprovando, consapevole che non c’è tempo da perdere.
La variazione tendenziale del primo trimestre dell’anno, infatti, è eloquente: -8% nel numero complessivo di spettatori giornalieri e -6% in prima serata.