Anche TikTok ha la sua community “Footnotes” e va a caccia di collaboratori

Di il 17 Aprile, 2025
Dopo il pioniere ex Twitter, seguito da YouTube, Facebook, Instagram e Threads, anche sul social media di ByteDance arriva la funzione per filtrare interazioni e moderare contenuti

Anche TikTok ora ha la sua “Footnotes”, una funzione che permette di scambiarsi opinioni tra gli utenti in un clima di collaborazione con l’idea di migliorare l’accuratezza dei contenuti proposti.

L’opzione, nata sull’ex Twitter e oggi su X, nota come “Community Notes”, si è poi allargata anche ad altri social network e garantisce un approccio moderato agli scambi di opinione basato sul crowdsourcing.

Dal team di ByteDance, la società proprietaria dell’app cinese, si chiarisce che su TikTok i collaboratori potranno “aggiungere informazioni pertinenti ai contenuti”.

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Foto: Pexels.

Chi può candidarsi

Dopo il lancio, è già partita la call per gli utenti statunitensi, come si legge su The Verge.

Chi vuole può, infatti, candidarsi a diventare un collaboratore di Footnotes a condizione che soddisfi i requisiti fissati da TikTok, tra cui essere iscritti da più di sei mesi, avere almeno 18 anni e non aver violato alcuna linea guida della community nei sei mesi precedenti.

Sarà l’azienda stessa a comunicare, con una notifica agli utenti, chi di loro sarà ingaggiato per questo ruolo tutt’altro che semplice.

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Come funziona Footnotes di TikTok

L’idea che sta alla base dell’iniziativa è quella di permettere ai tiktoker di aggiungere note contestuali ai video, contribuendo a fornire informazioni aggiuntive e migliorando la qualità delle discussioni.

Il social di ByteDance si ispira a modelli open-source, con l’obiettivo di creare un sistema partecipativo e trasparente.

Un approccio che ha un duplice obiettivo: rendere la piattaforma più affidabile e incoraggiare gli utenti a partecipare attivamente alla moderazione.

La nuova funzionalità è attualmente disponibile in fase sperimentale negli Stati Uniti e si applica esclusivamente ai video brevi.

Il funzionamento di Footnotes consente a persone con opinioni diverse di valutare l’utilità delle note aggiunte. Solo quelle ritenute utili diventano visibili a tutta la community, che può esprimere ulteriori valutazioni.

Questo meccanismo consente al sistema di evolversi nel tempo, diventando sempre più preciso ed efficace, così da rendere la moderazione più inclusiva e partecipativa, riducendo la dipendenza da sistemi centralizzati.

Tendenza comune

La tendenza è crescente nel settore dei social network, dove sempre più piattaforme stanno adottando soluzioni di moderazione collaborativa come YouTube, Facebook, Instagram e Threads, che hanno introdotto strumenti simili per coinvolgere gli utenti nella lotta contro la disinformazione.

In particolare, dopo il debutto su Twitter nel 2021 di Birdwatch, un programma di fact-checking che reagisce alla disinformazione online, il crowdsourcing contestuale è diventato un’alternativa sempre più popolare alla moderazione gestita dalla piattaforma, estendendosi negli ultimi mesi anche, appunto, a YouTube, Facebook, Instagram e Threads di Meta.

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Tuttavia, YouTube ha di recente eliminato dal proprio regolamento la dicitura “identità ed espressione di genere” dall’elenco dei gruppi protetti da contenuti discriminatori.

Una modifica avvenuta senza alcun annuncio pubblico, che ha scatenato indignazione tra attivisti, creator e membri della comunità LGBTQ+,  ha scritto Taylor Lorenz sulla sua newsletter User Mag.

La policy di YouTube da sempre vieta contenuti che incitano all’odio o alla violenza nei confronti di individui per motivi legati a etnia, religione, disabilità, nazionalità o status di veterano e la stessa azienda aveva precisato che si sarebbe trattato soltanto di un aggiornamento testuale.

La scelta di TikTok arriva in un momento particolare, perché ByteDance, secondo quanto si legge su The Verge, avrebbe licenziato un numero imprecisato di membri del suo staff addetto alla fiducia e alla sicurezza.

Oggi, però, sostiene che questa funzionalità “amplia la nostra suite esistente di misure e funzionalità per l’integrità della piattaforma”.

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Chiara Buratti muove i suoi primi passi nel mondo del giornalismo nel 2011 al "Tirreno" di Viareggio. Nel 2012 si laurea in Comunicazione Pubblica e nel 2014 consegue il Master in Giornalismo. Dopo varie esperienze, anche all'estero (El Periódico, redazione Internazionali - Barcellona), dal 2016 è giornalista professionista. Lavora nel web/nuovi media e sulla carta stampata (Corriere della Sera - 7, StartupItalia). Ha lavorato in TV con emittenti nazionali anche come videoeditor e videomaker (Mediaset - Rete4 e Canale 5, Ricicla.tv).