La viralità come contromossa cinese ai dazi americani

Di il 15 Aprile, 2025
TikTok influencer foto free Canva
Da qualche giorno, decine di video virali su TikTok mostrano le fabbriche dove vengono realizzati i prodotti dei più importanti marchi del lusso americani ed europei

La guerra dei dazi innescata dagli Stati Uniti, così come qualsiasi altro conflitto che si manifesta nella società digitale, ha una sua variabile asimmetrica. Per molti aspetti, inevitabile.

Lo abbiamo visto sul fronte ucraino-russo, lo vediamo in altri contesti, non ultimi quelli elettorali, e a questa logica non fa eccezione il braccio di ferro tariffario che in questi giorni ha polarizzato tutta la nostra attenzione.

Così, da alcuni giorni su TikTok si stanno moltiplicando i video, tutti con decine o centinaia di migliaia di visualizzazioni e di interazioni, che mostrano le fabbriche cinesi dove vengono realizzati i prodotti dei più importanti marchi del lusso americani ed europei: scarpe, borse e accessori griffati.

Prodotti che seguendo le indicazioni di questi social piazzisti, che fino a qualche settimane fa erano restii a mostrarsi e condividere i video, possono essere acquistati a un prezzo molto più basso di quello che i clienti pagherebbero nei negozi europei e americani.

La logica asimmetrica dei nuovi conflitti

Ma perché questi video rispondono alla logica asimmetrica dei nuovi conflitti?

Perché, semplicemente, sono una risposta Usa indiretta alle scelte dell’amministrazione Trump di incremento dei dazi: un tentativo di svuotamento del valore percettivo dei brand, una vendetta trasversale nei confronti delle scelte americane.

Infatti, quanto più questi video diventano virali, tanto più i brand potrebbero soffrire una diminuzione del loro valore percepito – visti non più nella loro visione positiva, ma solo in quella di prenditore di profitti.  Al contempo, in questo caso a sgretolarsi è anche la loro vocazione ESG (Environmental, Social and Governance) alle quali molte aziende hanno dedicato sforzi e risorse.

Parallelamente, però, questo “attacco video” ha anche un altro obiettivo: spingere sempre più i brand a ripensare i loro margini di profitto ricalibrando la forbice tra costi di produzione e prezzi di vendita dei loro prodotti.

Attacco alla narrazione occidentale del lusso

Infine, c’è anche ci ipotizza che la molteplicità dei video cinesi sui prodotti realizzati per i brand europei e americani possa arrivare al punto da condizionare le scelte del mercato azionario e spingere gli investitori a privarsi o ridurre le loro quote di capitale.

In ogni caso, questa reazione asimmetrica cinese è un vero e proprio attacco al concetto e alla narrazione occidentale del lusso e al potere americano di dettare le politiche di princing dei prodotti.

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Consigliere nazionale AssoComPol e FerpiLab, editorialista con Formiche, Panorama.it, il Tempo, il Riformista, la Stampa e il Mattino. Data analyst di XXI Secolo, il programma ideato e condotto da Francesco Giorgino su Rai 1.