Crescono (bene) le alternative a Substack

Di il 10 Aprile, 2025
Sempre più autori abbandonano la piattaforma di newsletter per realtà come Beehiiv e Ghost, che garantiscono guadagni migliori

Sempre più autori di newsletter stanno trovando, dopo aver lasciato Substack, migliori opportunità di guadagno. 

Non è solo una questione di cifre, ma di modello di business.  

Piattaforme come Beehiiv e Ghost, infatti, offrono condizioni economiche più vantaggiose e – per molti – anche un contesto editoriale più allineato ai propri valori. 

Marisa Kabas, Luke O’Neil e Ryan Broderick sono solo alcuni dei creator che hanno abbandonato Substack all’inizio del 2024, dopo la pubblicazione di una lettera aperta che denunciava la tolleranza della piattaforma nei confronti di voci estremiste.  

A distanza di mesi, questi creator stanno sottolineando l’aumento dei ricavi, anche senza crescite esponenziali nel numero di abbonati. 

Ryan Broderick, ad esempio, ha visto il suo progetto Garbage Day registrare un incremento tra il 20% e il 25% nei ricavi su base annua, da quando ha lasciato Substack nel gennaio 2024. 

“Quello che guadagnavo su Substack non bastava per assumere un dipendente a tempo pieno” ha raccontato a Digiday. “Ora invece ho potuto assumere Adam Bumas come responsabile della ricerca”. 

Un 10% che si sente 

Il motivo principale di questo esodo sono le nuove piattaforme, che trattengono molto meno.  

Substack applica una commissione del 10% su ogni abbonamento pagato, mentre Ghost e Beehiiv utilizzano un modello di tariffe fisse legate al numero di iscritti.  

Questo significa che, man mano che la newsletter cresce, i guadagni degli autori crescono con questa – senza dover cedere una fetta sempre più ampia delle entrate alla piattaforma. 

Per molti è, quindi, anche una questione di logica imprenditoriale.  

“Pensavo – dice O’Neil -: ma chi ha newsletter cinque, dieci o cento volte più grandi della mia, quanto sta pagando? 100mila dollari all’anno per ospitare un blog? Dai, è una follia”. 

Sulla stessa linea anche Marisa Kabas, che da quando ha lasciato Substack, ha triplicato sia il numero totale di iscritti sia quello degli abbonati paganti.  

“Quando ho cominciato a guadagnare di più, è stato davvero gratificante sapere che non dovevo più cedere il 10% a Substack,” ha dichiarato. 

Bene ma non benissimo

Naturalmente, il contesto resta competitivo.  

Substack continua a dominare in termini di numeri assoluti, con oltre 63mila newsletter attive. Beehiiv ne conta oggi più di 26mila, mentre Ghost parla di oltre 25mila utenti paganti.  

Eppure, la crescita delle nuove piattaforme si fa sentire, alimentata anche da una promessa che suona come una presa di posizione: trattenere meno per restituire di più.  

“Non tratterremo mai una percentuale delle entrate degli autori” ha infatti assicurato Tyler Denk, Ceo di Beehiiv. 

Queste alternative sembrano quindi puntare su strategie più stabili e sostenibili nel tempo rispetto a Substack.  

Un approccio che, al momento, sta premiando. Meno commissioni, più controllo e – per molti – un ambiente più coerente con la propria linea editoriale. 

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