
La versione originale di questo articolo è stata pubblicata sull’inserto L’Economia Civile di Avvenire dallo stesso autore, il 26 marzo 2025.
Una versione in lingua inglese di questo articolo è stata pubblicata dallo stesso autore il 31 marzo 2025.
Il prossimo 23 aprile YouTube spegnerà ufficialmente 20 candeline, due decenni di rivoluzione nel mondo dei contenuti digitali. Creata da tre ex-dipendenti di PayPal – Steve Chen, Chad Hurley e Jawed Karim – la piattaforma nasceva con un obiettivo chiaro: dar voce alle persone e mostrare loro il mondo.
Tutto è iniziato proprio il 23 aprile 2005 con Me at the Zoo, un video di appena 19 secondi in cui un giovane Karim racconta la sua visita allo zoo. Oggi quel filmato ha superato i 350 milioni di visualizzazioni.
Nel giro di sei mesi, YouTube contava già sei milioni di utenti giornalieri.
Un successo travolgente che nel 2006 ha portato Google ad acquisirla per 1,65 miliardi di dollari.
Da allora, la piattaforma non ha mai smesso di crescere: oggi conta oltre 2,5 miliardi di utenti attivi mensili, posizionandosi sempre più come cuore pulsante della cultura video online che nei prossimi anni potrebbe diventare la nuova televisione.
E lo sta facendo in due modi: togliendo sempre più spettatori ai programmi televisivi tradizionali e spostandosi fisicamente sul televisore.
In America è già così, perché la tv è il primo dispositivo su cui si guardano i video caricati su YouTube.
In tv, il tempo di visione di contenuti YouTube è cresciuto di oltre il 30% rispetto all’anno precedente e qui, in media, gli spettatori guardano oltre 1 miliardo di ore di contenuti ogni anno.
Oggi sulla piattaforma di Google non troviamo solo youtuber, ma anche giornalisti, analisti e più in generale content creator indipendenti che utilizzano la piattaforma come principale mezzo di comunicazione.
Sempre più reporter di punta, infatti, stanno lasciando le reti televisive per aprire i propri canali, raggiungendo direttamente il pubblico senza intermediari.
Questo perché YouTube non è più solo un social media: è una vetrina per l’informazione, l’intrattenimento e la divulgazione.
Un esempio lampante è il boom dei video podcast, che stanno spostando l’attenzione degli spettatori dalla radio e dalla tv tradizionale verso un consumo personalizzato e on demand.
Grazie all’integrazione del video, il podcasting ha assunto una nuova dimensione, trasformandosi da semplice esperienza audio a una sorta di talk show digitale.
Qualche dato per comprendere la portata di questo trend: nel 2024, gli utenti di YouTube hanno guardato oltre 400 milioni di ore di podcast al mese direttamente sui dispositivi da salotto. La piattaforma ha raggiunto l’incredibile cifra di un miliardo di utenti attivi mensili che guardano podcast.
Numeri che sottolineano il dominio sempre più evidente di YouTube nel settore, dopo aver superato lo scorso anno concorrenti storici come Spotify e Apple Podcasts.

Foto: Flickr.
I creator di successo stanno quindi rendendo YouTube sempre più simile a un palinsesto televisivo.
Netflix e le altre piattaforme di streaming stanno cercando di attrarre i volti più noti con offerte per la produzione di format originali, ma molti preferiscono restare su YouTube, dove possono mantenere il controllo sui propri contenuti e sulla loro monetizzazione.
Non è un caso che, leggendo la descrizione di Forbes dei 50 influencer che hanno guadagnato di più nel 2024, si nota una parola più ricorrente delle altre: YouTube.
Lo scorso anno, questi 50 influencer hanno guadagnato complessivamente 720 milioni di dollari, con un incremento di 20 milioni rispetto all’anno precedente.
In cima alla lista c’è Jimmy Donaldson, meglio noto come MrBeast, che nell’ultimo anno ha incassato 85 milioni di dollari ed è in lizza con un gruppo di imprenditori per acquisire la divisione statunitense di TikTok.
I suoi profili social contano complessivamente 503 milioni di follower, di cui oltre 320 milioni solo su YouTube.
Questo succede anche perché il modello di business della piattaforma premia la fidelizzazione dell’utente, spingendo i creator a sperimentare format più strutturati, simili a talk show, approfondimenti giornalistici e inchieste.

Lo youtuber James Donaldson, conosciuto come MrBeast. Foto: Wikimedia Commons.
Il passaggio dalla televisione tradizionale a un ecosistema come quello di YouTube potrebbe segnare quindi un forte cambiamento sociale.
Il successo di creator come MrBeast dimostra che oggi l’intrattenimento non passa più necessariamente dai grandi network, ma può nascere dal basso, grazie a un mix di creatività, strategia e monetizzazione pubblicitaria.
Se il decennio scorso è stato dominato dalla rivoluzione dello streaming con Netflix e le altre piattaforme on demand, questo sembra essere quello di YouTube.
Ma, per quanto fenomeno globale, restano delle dinamiche culturali a definire i tempi di adattamento: in Italia, ad esempio, la televisione tradizionale resiste sia per l’età media molto alta, sia per i legami che ha avuto nella costruzione di una cultura nazionalpopolare a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso.
Tuttavia, anche nel nostro Paese, i numeri della piattaforma video sono in forte crescita.