
Domani, 18 marzo, Meta inizierà il test del nuovo sistema di community notes, le segnalazioni degli utenti sotto ai contenuti pubblicati su Facebook, Instagram e Threads che rimpiazzano il programma di fact-checking indipendente – reo di essere influenzato da “pregiudizi politici”, secondo il responsabile per gli affari globali Joel Kaplan.
Kaplan, ex funzionario repubblicano durante i due mandati di George W. Bush alla Casa Bianca, per tre anni è stato anche vicecapo di gabinetto. A gennaio ha rimpiazzato Nick Clegg, ex vicepremier del Regno Unito del partito liberal-democratico durante il mandato di David Cameron.
Nel corso della sua carriera, l’attuale braccio destro di Mark Zuckerberg ha lavorato come assistente dell’ex giudice della Corte Suprema Antonin Scalia ed è stato un ufficiale dei Marine.
In un’intervista a Fox News, Kaplan ha specificato che i contenuti sui quali verranno applicate le note degli utenti non subiranno alcuna restrizione.
Secondo il nuovo Chief global affairs officer di Meta, le iniziative di fact-checking a opera di organizzazioni giornalistiche esterne erano di parte e avevano “distrutto molta fiducia e credibilità nel sistema”.

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Primi tentativi come X
A partire da domani, negli Stati Uniti – il Paese pilota per testare il nuovo programma – Meta inizierà ad ammettere gradualmente alcune delle 200mila persone che si sono iscritte alla lista d’attesa per partecipare alla prima prova delle community notes.
Secondo Kaplan, è una “lista d’attesa composta da un campione trasversale di americani che usano Facebook e Instagram” e vogliono aggiungere nuove informazioni ai “contenuti che ritengono fuorvianti”.
La differenza rispetto ai fact-checker, ribadisce il manager, è che ora a occuparsene “ci sarà la nostra comunità, che è ampia, variegata a livello ideologico e proveniente da tutto lo spettro politico”.
In questa fase iniziale, fa sapere la compagnia, le note avranno una lunghezza massima di 500 caratteri e saranno in forma anonima.
Potranno essere scritte da utenti di almeno 18 anni che hanno un profilo sui social Meta da più di sei mesi, associato a un numero di telefono verificato o verificato tramite il sistema di autenticazione a due fattori.
Non sembra casuale la scelta del modello adottato da Meta, che ha scelto l’algoritmo open-source utilizzato dal sistema di note sviluppato da X.
Fra le caratteristiche principali sottolineate da Kaplan, le community notes saranno aggiunte ai post soltanto nel caso in cui più persone che di solito non sono d’accordo – non è però specificato il metro di giudizio per valutare la distanza ideologica fra utenti.
A differenza del programma di fact-checking, la presenza di una nota non penalizzerà il contenuto e avrà lo scopo di “fornire informazioni e contesto aggiuntivi”, invece che etichettare eventuali contenuti falsi o fuorvianti.
La linea di Kaplan
Non è un caso che Kaplan sia la figura di riferimento in questa pesante operazione di riposizionamento strategico di Meta. E non soltanto per il suo ruolo.
Kaplan, infatti, si è fatto interprete dei malumori negli ambienti vicini al partito repubblicano statunitense nei confronti della società di Menlo Park e, sin da quando è stato nominato, si è speso per un cambiamento di rotta nelle politiche di moderazione dei contenuti.
È firmata proprio da Kaplan la nota di Meta dello scorso 7 gennaio, in cui appare l’ormai famoso video di Zuckerberg che – nel suo nuovo look con capelli lunghi, maglietta larga e vistosa collana dorata – annuncia la fine del programma di fact-checking.
Stando a quanto riportato dal Financial Times, Kaplan è la figura chiave insieme alla quale l’amministratore delegato di Meta ha programmato e attuato il ritorno alla “libertà di espressione”. E, anzi, è plausibile che il manager abbia influenzato in maniera pesante le scelte di Zuckerberg stesso.
“Joel sta aiutando Mark a muoversi in un contesto politico molto delicato”, ha detto Katie Harbath, ex dirigente di Facebook.
L’esperienza e il peso politico maturati nei suoi precedenti incarichi nell’amministrazione di Washington rendono Kaplan il lobbista ideale per affiancare il numero uno di Meta nei suoi viaggi e incontri con i leader internazionali, sottolinea il Financial Times. Dai meeting con Trump a quelli con il primo ministro britannico Keir Starmer e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
È grazie a Kaplan, ha evidenziato al quotidiano londinese una fonte anonima interna alla compagnia, se Llama, il large language model sviluppato da Meta, è rimasto neutrale, senza esprimere opinioni politiche, durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali statunitensi.
La sua nomina è l’apice di un’ampia strategia di riavvicinamento nei confronti dell’amministrazione di Donald Trump avviata da Zuckerberg da circa un anno.
Oltre all’ex funzionario repubblicano, Meta – che ha di recente smantellato il dipartimento per la diversità, equità e inclusione – ha eletto membro del suo consiglio di amministrazione Dana White, presidente del circuito sportivo di arti marziali miste – Mma – Ultimate Fighting Championship e sostenitore di Trump.
Lo scorso febbraio Zuckerberg ha anche assunto Henry Rodgers, ex caporedattore di The Daily Caller, un sito di notizie di destra nazionalista co-fondato da Tucker Carlson, come public policy manager di Meta.