
L’imprevedibilità del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, spaventa i mercati, gli alleati storici e, forse, anche la Russia di Vladimir Putin.
Ufficialmente, infatti, il Cremlino ha apprezzato le uscite della Casa Bianca.
Una su tutte, la sfuriata a porte aperte di Trump e il vicepresidente JD Vance contro il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in visita allo Studio Ovale.
Tra i primi a esultare dell’umiliazione inflitta da Trump e Vance a Zelensky è stato l’ex presidente e vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Dmitry Medvedev, che su X ha scritto: “il porco insolente è stato preso a schiaffi nello Studio Ovale”.
The insolent pig finally got a proper slap down in the Oval Office. And @realDonaldTrump is right: The Kiev regime is “gambling with WWIII.”
— Dmitry Medvedev (@MedvedevRussiaE) February 28, 2025
Tuttavia, dietro le quinte, anche Mosca potrebbe essere preoccupata dal comportamento imprevedibile e inaffidabile di Trump, come ha sottolineato Anthony Scaramucci, imprenditore e co-conduttore del podcast The Rest is Politics US.
Secondo Scaramucci – che è stato assistente di Trump per poche settimane durante la sua prima amministrazione, per poi essere allontanato a causa di divergenze con il presidente -, il Cremlino potrebbe essere disorientato dall’atteggiamento della Casa Bianca.
Nonostante il governo russo abbia affermato di apprezzare il cambio di rotta americano, è difficile fare affidamento su un’amministrazione così volatile.
“Nessuno aveva fatto qualcosa del genere, neanche nei rapporti diplomatici fra Russia e Stati Uniti durante la Guerra Fredda”, ha detto Scaramucci. “Non c’era stata un’umiliazione pubblica di un leader politico di questa portata”.
A testimonianza di questa imprevedibilità, venerdì scorso Trump ha minacciato di imporre “sanzioni su larga a scala” a Mosca – che, prevedibilmente, ha intensificato i suoi attacchi in Ucraina – fino al raggiungimento di un accordo sul cessate il fuoco.
Cambio di registro
Nonostante i dubbi, la propaganda del regime di Putin ha ammorbidito i toni nei confronti dello storico rivale, concentrando i suoi attacchi sull’Unione Europea.
Il New York Times ha riportato che Sergey Lavrov, ministro degli Esteri russo, in un’intervista rilasciata domenica scorsa alla tv di Stato ha parlato delle colpe storiche dell’Europa – dalla Guerra di Crimea, a Napoleone e Hitler -, senza citare gli Stati Uniti.
Dunque, da qualche settimana – non è dato sapere fino a quando – è il vecchio continente il problema e la fonte di instabilità e pericolo per Mosca, mentre Washington è più uno degli spettatori.
Il cambio di tono, secondo il quotidiano newyorkese, è arrivato dopo la telefonata del 12 febbraio tra Trump e Putin, a cui sono seguiti i colloqui tra Washington e Pechino in Arabia Saudita, il voto degli Stati Uniti all’assemblea delle Nazioni Unite contro una risoluzione presentata da Unione Europea e Ucraina sulla condanna della Russia per la responsabilità dell’invasione e, infine, lo show di Trump e Vance contro Zelensky.
Lo stesso Putin, durante la riunione annuale dell’Fsb – l’agenzia federale russa per la sicurezza interna – ha detto che i colloqui con Trump stanno dando “una certa speranza”.
“Era inimmaginabile” che la politica estera americana arrivasse a “coincidere in molti aspetti con la nostra visione”, ha dichiarato di recente Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, durante un’intervista.

Melania Trump, First Lady degli Stati Uniti, Donald Trump, 45esimo e 47esimo presidente degli Stati Uniti e Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa durante un incontro a Helsinki, in Finlandia, nel 2018. Foto: Wikimedia Commons.
Per la felicità di chi
Giustificare questa nuova linea per Putin potrebbe essere difficile ma non impossibile.
Da un lato, secondo una ricerca del centro studi Levada Center citata dal New York Times, il 75% dei russi sarebbe favorevole a una tregua immediata con l’Ucraina e l’85% approva il dialogo con gli Stati Uniti.
Putin ha dichiarato che un migliore rapporto fra i due Paesi potrebbe giovare a Washington, a cui verrebbe dato il permesso di siglare accordi per nuovi investimenti per l’estrazione delle terre rare in Russia e nelle aree ucraine occupate dall’esercito di Mosca.
Ci sono però anche i russi sostenitori della guerra per i quali l’apertura verso gli Stati Uniti rappresenterebbe un tradimento di Putin, che si svenderebbe al nemico americano.
Tuttavia, sostiene il quotidiano, il presidente russo potrebbe trovare la giustificazione nelle parole con cui ha spesso etichettato il rivale: “l’élite neoliberale” occidentale, che vuole cercare di imporre i suoi valori in Russia.
Non necessariamente gli Stati Uniti, quindi.
E, di certo, non l’ala ultra nazionalista alla base della destra in stile Maga, che con la propaganda e la disinformazione russe ha dimostrato di avere un buon rapporto.