Jeff Bezos si sta riavvicinando alla nuova amministrazione di Washington, così come altre grandi società americane. Amazon tornerà infatti ad aumentare la spesa pubblicitaria su X, l’ex Twitter proprietà di Elon Musk.
La notizia, anticipata dal Wall Street Journal, rappresenta un cambiamento rilevante da parte del gruppo. Nel 2023 Amazon aveva tagliato gli investimenti in inserzioni su X a seguito della decisione di Musk di allentare i controlli sui contenuti falsi e l’hate speech sulla piattaforma.
Nelle scorse settimane Bezos e Musk hanno riallacciato i rapporti un tempo molto tesi.
A fare da sfondo in questo rinnovato dialogo sono stati gli eventi inaugurali per il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
Altri gruppi, come Apple, stanno valutando passi simili a quello di Amazon. La compagnia guidata da Tim Cook aveva eliminato le pubblicità su X nel 2023 e ora sarebbe in contatto con il social media per testare nuove inserzioni.
Mark Zuckerberg, invece, sta cercando di fare breccia direttamente su Trump, mettendo in campo una serie di azioni, dall’eliminazione del sistema di fact-checking sui social media di Meta alla cancellazione delle politiche di diversità e inclusione.
Tornano da Trump
È un momento cruciale per le grandi società statunitensi, che sentono l’occasione e il dovere di influenzare l’agenda politica di Trump.
Allo stesso tempo, devono evitare con il presidente scontri aperti che, quasi di certo, scatenerebbero le reazioni – quasi vendette – della Casa Bianca.
Ne sa qualcosa proprio Amazon, bersaglio degli attacchi del presidente per tutto il suo primo mandato.
Nel 2019, a causa delle posizioni contrastanti fra Bezos, proprietario del Washington Post dal 2013, e Trump, la Casa Bianca ha preferito Microsoft alla stessa Amazon come partner per sviluppare un sistema di cloud computing chiamato Joint Enterprise Defense Infrastructure.
Il progetto Jedi, cancellato poi nel 2021 dall’amministrazione di Joe Biden, prevedeva un contratto di dieci miliardi di dollari su dieci anni.
Trump non gradiva la linea editoriale del quotidiano di Bezos, ma le cose sono iniziate a cambiare lo scorso anno, quando il presidente di Amazon ha vietato alla redazione di pubblicare il tradizionale supporto a uno dei candidati per le elezioni statunitensi. Nel caso specifico, si trattava dell’ex vicepresidente Kamala Harris.
Un mese dopo il voto, intervistato da Andrew Ross-Sorkin del New York Times, Bezos ha dichiarato la sua disponibilità a Trump per “ridurre la burocrazia”, un tema comune ai due.
“Se posso aiutarlo a fare questo, lo farò, perché in questo Paese abbiamo davvero troppa regolamentazione”.
Nella stessa occasione, Bezos aveva anche parlato di Musk, affermando che si fidava di lui quando diceva che “non userà il suo potere politico per favorire le proprie aziende o danneggiare i concorrenti”.
In vista del secondo mandato di Trump, Bezos – così come le altre big tech – ha donato un milione di dollari per la cerimonia di inaugurazione dell’amministrazione.
Amazon, in particolare, è stata scelta nel 2023 dalla Nasa per lo sviluppo di lander spaziali di Artemis, la missione di esplorazione della luna.
La società ha firmato un contratto da miliardi di dollari, sottolinea Npr, e vuole evitare che gli attriti con Trump possano far saltare tutto.
Passando per Musk
Nel processo di riavvicinamento a Trump, Musk è un viatico importante.
Gli investimenti di Amazon sarebbero preziosi per X, che ha sofferto la diminuzione degli introiti legati alle pubblicità da quando il social media è passato in mano a Musk.
Nel 2021, i ricavi di Twitter dalle inserzioni avevano toccato i 4,5 miliardi di dollari, scesi nel 2024 a due miliardi.
Ad agosto dello scorso anno, Musk era arrivato a fare causa alla Global Alliance for Responsible Media, un’associazione che raccoglie aziende e agenzie pubblicitarie per promuovere un ambiente responsabile nel marketing digitale.
Trump e l’Ad di X, Linda Yaccarino, avevano accusato l’organizzazione di collusione finalizzata a ridurre le pubblicità sul social media.
Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, in una mail mandata ai dipendenti della piattaforma, Musk – che nega di averla inviata – avrebbe scritto che “la crescita degli utenti è ferma, i ricavi sono deludenti e a siamo a malapena in pareggio con i conti”.
Per di più, in questi giorni le banche di investimento che hanno aiutato Musk a finanziare l’acquisizione di Twitter per 44 miliardi di dollari stanno facendo fatica a cedere il debito di X.
Hanno quindi indetto per la prossima settimana una vendita pianificata per piazzare una quota fino a tre miliardi di dollari, sui 13 che hanno prestato a Musk per comprarsi Twitter.
Dunque, trovare nuovi compromessi e riallacciare rapporti fa comodo a tutti. A Bezos per rientrare nella cerchia degli amici di Washington, a Musk per tenere a galla i conti di X.