C’è un problema nella comunicazione delle aziende

Di il 31 Gennaio, 2025
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Secondo una ricerca di Weber Shandwick solo due Ad su dieci considerano i loro dipartimenti bene equipaggiati per fronteggiare le sfide economiche e politiche

Gli amministratori delegati delle aziende devono barcamenarsi in un contesto economico e politico non semplice. Per farlo al meglio, devono poter contare su tutti i reparti delle proprie società, in primo luogo quello di comunicazione e public affair. Non tutto sembra però andare per il meglio.

Il segnale d’allarme arriva da una ricerca pubblicata dall’agenzia di comunicazione Weber Shandwick.

Tra il 14 novembre e il 4 dicembre dello scorso anno, sono stati sottoposti a un sondaggio 200 manager di compagnie private attive in diversi settori, dall’alimentare ai servizi finanziari, sanità e tecnologia, e operanti in varie parti del mondo – la metà negli Stati Uniti, le restanti in altri Paesi.

Come riassunto da Axios, circa la metà degli intervistati crede che la propria società non sia pronta ad affrontare alcune questioni problematiche che ne potrebbero minare la reputazione.

In particolare, circa un manager su due crede che la propria azienda sia per nulla o, comunque, non abbastanza preparata ad affrontare minacce esterne come attacchi terroristici e conflitti.

A preoccupare sono anche le proteste non violente e la possibilità che un politico, attraverso le sue uscite pubbliche, possa danneggiare l’immagine della compagnia.

Per contrastare queste e altre situazioni complesse menzionate – fra cui possibili scandali societari, divisioni interne dovute alla polarizzazione emersa nelle recenti elezioni statunitensi e la diffusione di informazioni false – i privati devono poter contare sui propri apparati di comunicazione.

“L’aumento della volatilità, almeno negli Stati Uniti, preoccupa gli amministratori delegati”, ha detto Jim O’Leary, ad del Weber Shandwick Collective, a un evento di Axios al World Economic Forum di Davos.

“Per qualche motivo, i Ceo pensano che i loro team di comunicazione non siano attrezzati per affrontare o gestire al meglio questa situazione”.

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Una delle sedi del Consiglio Europeo a Bruxelles. Foto: Wikimedia Commons.

Cosa manca

Dalla ricerca emerge che soltanto il 17% dei manager intervistati ritiene i proprio dipartimenti di comunicazione e public affairs “bene equipaggiati” per fronteggiare le attuali sfide e rimanere al passo con i cambiamenti economici e politici.

Tuttavia, una percentuale molto contenuta (13%) dei partecipanti ha dichiarato di aver diminuito la propria fiducia nei confronti dei colleghi della comunicazione.

Nel 59% dei casi è rimasta pressoché invariata e nel restante 27% è aumentata.

Sono i manager delle realtà più grandi e quelle che operano in oltre 20 Paesi i più propensi a riferire più spesso un calo della fiducia nel proprio team di comunicazione, sottolinea Axios.

Nonostante questi risultati, la maggior parte degli amministratori delegati sentiti hanno affermato di voler aumentare nei reparti di comunicazione e relazioni istituzionali, oltre a funzioni di marketing.

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Donald Trump, 45esimo e 47esimo presidente degli Stati Uniti. Foto: FMT.

Dall’altra parte della luna

Nel caso delle aziende americane, la situazione è ulteriormente complicata dagli attacchi frontali e continui del governo nei confronti delle politiche di diversità, equità e inclusione – DEI -, sia nel settore pubblico, sia in quello privato.

Le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump hanno raggiunto un nuovo livello di controversie nella giornata di oggi.

Trump ha detto che il disastro aereo che ha causato la morte di 67 persone a Washington lo scorso mercoledì potrebbe essere colpa delle politiche DEI portate avanti dall’ex amministrazione democratica.

Lasciando intendere, quindi, che questi programmi di inclusione abbiano favorito assunzioni di personale non competente.

In alcuni dei diversi ordini esecutivi firmati nei primi due giorni della sua presidenza, il nuovo inquilino della Casa Bianca ha affermato l’esistenza di soli due sessi, maschile e femminile, e vietato i piani DEI nelle agenzie federali, incoraggiando i privati a seguire il suo esempio.

Molte società statunitensi stanno cedendo alle pressioni del presidente e di una parte sempre più rilevante degli elettori. Altre, però, hanno deciso di non farsi influenzare e rinnovare i propri impegni sul fronte dell’inclusione nei luoghi di lavoro.

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