LinkedIn ha fatto spazio agli influencer, molti dei quali non sapevano di esserlo.
In un suo approfondimento, Fast Company ha analizzato il modo in cui la piattaforma, un tempo conosciuta per essere il posto in cui cercare lavoro, si è evoluta, assumendo le caratteristiche di un vero social media.
Tra queste, la presenza dei content creator, che sfruttano un ambiente più sobrio e professionale per diffondere i propri contenuti con modalità e fini diversi rispetto alle altre piattaforme.
Una delle differenze principali è la mancanza di un’opzione integrata per la monetizzare dei contenuti, come, ad esempio, gli annunci di YouTube.
Per ovviare a questo problema e guadagnare dalle proprie attività, i creator che lavorano su LinkedIn hanno stretto collaborazioni con aziende o hanno attivato offerte e servizi su abbonamento.
Corsi e lezioni online, newsletter, moderazioni di eventi e interventi in pubblico sono alcuni esempi.
Selena Rezvani, autrice del libro Quick Confidence, ha 61mila follower ed è una delle Top Voice di LinkedIn – vale a dire, un profilo al quale il social media ha riconosciuto un particolare valore per l’esperienza e la competenza nel suo ambito lavorativo.
Rezvani, ricorda Fast Company, ha iniziato a fare consulenze e ha firmato diversi contratti di collaborazione, l’ultimo dei quali per 125mila dollari con un’importante azienda.
Influencer senza volerlo
Può capitare che alcuni degli attuali influencer su LinkedIn non avessero in realtà alcuna intenzione di diventarlo.
La rivista ricorda il caso di Jess Ramos, diventata famosa in maniera inaspettata grazie a un suo post sul lavoro da remoto pubblicato durante la notte.
Il contenuto ha avuto quasi cinque milioni di visualizzazioni ed è stato il punto di inizio di una nuova carriera. Oggi Ramos ha 225mila follower è un’analista di Crunchbase e ha fondato una sua compagnia di analisi dei dati.
“LinkedIn è diventato la casa per una nuova tipologia di creator”, ha detto a Fast Company Kaya Yurieff della rivista The Information.
Spazi da riempire
I vantaggi di LinkedIn rispetto ad altri social media riguardano sia l’ambiente selezionato e morigerato, sul quale è più semplice far emergere le proprie competenze, sia il minore affollamento.
Secondo Yurieff, LinkedIn è paragonabile a uno “spazio bianco”, in cui c’è meno concorrenza e, dunque, si può emergere con le proprie capacità parlando di argomenti più circoscritti.
Non è un caso che molti degli influencer presenti sulla piattaforma lo siano diventati per aiutare gli altri utenti nella ricerca del lavoro.
È il caso, ad esempio, di Melissa Grabiner, una creator fra i nomi più importanti su LinkedIn negli Stati Uniti nell’ambito delle risorse umane, e Adam Broda, un esperto sempre nel campo hr. Entrambi sono seguiti da oltre 400mila iscritti.
Oltre ai contenuti scritti, la piattaforma ha reintrodotto a giugno del 2024 i video, questa volta nel famoso formato dei filmati brevi e i caroselli, un filone adottato di recente da diverse piattaforme – come Substack -, da quando si è saputo del possibile divieto di TikTok negli Stati Uniti.
Un’aggiunta che sembra stia pagando. Secondo le stime relative al quarto trimestre dello scorso anno, questo tipo di contenuto è il formato più in crescita sulla piattaforma.
Per di più, sostiene l’amministratore delegato dell’agenzia di marketing Creator Authority Brendan Gahan, i video stanno aiutando LinkedIn a diversificare i contenuti e a prepararlo per l’arrivo della generazione Z, sempre più presente sulla piattaforma.