OpenAI finanzia le nuove redazioni di Axios

Di il 16 Gennaio, 2025
OpenAI newspapers. Foto FMT free
L'azienda proprietaria di ChatGpt continua a barcamenarsi tra collaborazioni sempre più importanti con alcune testate e procedimenti legali in corso con altre

OpenAI ha un rapporto singolare con i giornali. Combatte in tribunale con alcune testate e ne finanzia generosamente altre.

Da un lato, il capofila è il New York Times, che ha fatto causa all’azienda, così come altri otto quotidiani locali. Dall’altro c’è Axios, che aprirà quattro nuove uffici grazie ai finanziamenti della società di intelligenza artificiale.

È stata la stessa Axios a dare la notizia. Come parte di un più ampio accordo sull’utilizzo dei contenuti delle newsletter da parte di ChatGpt, OpenAI finanzierà nei prossimi tre anni le nuove sedi locali della testata a Pittsburgh, in Pennsylvania, Kansas City, in Missouri, Boulder, in Colorado, e Huntsville, in Alabama.

Quella di supportare il giornalismo locale non è una nuova idea.

Lo aveva già fatto Google nel 2019 con il gruppo editoriale statunitense McClatchy ed è una delle idee alla base del rilancio del servizio News di Apple – che punta ad ampliare la visibilità delle testate locali, soprattutto nel Regno Unito.

Anche la stessa OpenAI ha in atto delle collaborazioni con il Lenfen Institute, l’American Journalism Project e il gruppo editoriale Hearst per le testate locali.

In particolare, con il Lenfen Institute, la proprietaria di ChatGpt e uno dei suoi maggiori azionisti, Microsoft, stanno investendo in un progetto da dieci milioni di dollari. L’obiettivo è aiutare cinque gruppi editoriali regionali negli Stati Uniti a sviluppare progetti basati sull’IA.

Tuttavia, è la prima volta che OpenAI finanzia in modo diretto delle redazioni.

In più, Axios avrà accesso ai sistemi tecnologici della società per sviluppare i propri prodotti basati sull’intelligenza artificiale.

In cambio, ChatGpt si servirà dei contenuti di Axios per rispondere alle domande degli utenti, attraverso riassunti con citazioni e link agli articoli della testata.

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L’amministratore delegato di Axios, Jim VandeHei. Foto Wikimedia.

Axios è in città

L’amministratore delegato di Axios Jim VandeHei, cofondatore di Politico, ha un’idea chiara del ruolo che accordi come questi giocano nella crescita del suo giornale.

L’intelligenza artificiale, secondo lui, sarà un tassello cruciale per portare la testata a espandersi in oltre 100 città. A oggi Axios ha 30 uffici, che diventeranno 34 in seguito all’accordo con OpenAI.

I paletti, tuttavia, sono chiari. L’IA non servirà per scrivere articoli, ma “per contribuire a costruire un meccanismo per la creazione, distribuzione e monetizzazione dei nostri prodotti”, ha detto VandeHei.

Prodotti che, intanto, hanno un grande successo. Le newsletter di Axios hanno superato i due milioni di abbonati lo scorso anno e, dopo l’acquisizione da parte di Cox Enterprises nel 2022, la testata ha iniziato a puntare forte proprio sul giornalismo locale.

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Donald Trump è la persona dell’anno di Time per la seconda volta. Foto FMT.

Chi si unisce e chi combatte

Finora, OpenAI ha stretto accordi con circa 20 editori che gestiscono un totale vicino alle 160 testate.

Ad esempio, il Time e le testate del gruppo News Corp di Rupert Murdoch, che comprende, fra le altre, il Wall Street Journal, hanno aperto i loro archivi a OpenAI per allenare la sua intelligenza artificiale.

Il Time, di recente, si è anche affidato all’azienda ScaleAI per creare il suo chatbot, lanciato in occasione della pubblicazione del celebre articolo sulla sua persona dell’anno – per la seconda volta, Donald Trump.

I lettori possono chiedere all’assistente virtuale del Time di leggere e sintetizzare alcuni articoli o fare domande in proposito.

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La sede principale del New York Times a Manhattan. Foto Wikimedia.

Sul fronte opposto, il New York Times e altre testate locali statunitensi hanno denunciato OpenAI per violazione del copyright.

Il New York Times ha iniziato la sua azione legale a dicembre del 2023, accusando OpenAI di avere utilizzato milioni di prodotti protetti dai diritti d’autore senza pagare o chiedere consenso.

Lo stesso hanno sostenuto il New York Daily News e il Centro per il giornalismo investigativo e i tre casi sono stati poi uniti in un unico procedimento, ricorda Npr.

Il legale del New York Times Ian Crosby sostiene una tesi precisa: le intelligenze artificiali sono diventate “un sostituto” dei siti di informazione. In altre parole, i lettori scelgono di informarsi su ChatGpt o Bing invece che consultare le testate.

Secondo Npr, se questa argomentazione venisse confermata sarebbe un elemento cruciale per vincere il processo.

Dal canto suo, OpenAI sostiene di essersi avvalsa di una disposizione, contenuta nel Copyright Act statunitense e chiamata fair use fair dealing nel Regno Unito. Si tratta della possibilità di utilizzare materiali protetti da copyright per fini legati all’istruzione, ricerca o il semplice commento.

Lo scorso ottobre, il New York Times ha anche avvisato il motore di ricerca Perplexity.

In una lettera, il quotidiano ha intimato Perplexity di interrompere l’utilizzo non consentito dei suoi articoli. Il motore di ricerca, infatti, prevede la possibilità per gli utenti di fare domande e ottenere risposte brevi generate dall’intelligenza artificiale e basate sui contenuti dei siti di informazione.

Sono anche questi accordi e diatribe a determinare, con il loro esito, la direzione futura del lavoro giornalistico.

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Journalist writing on European politics, tech, and music. Bylines in StartupItalia, La Stampa, and La Repubblica. From Bologna to Milan, now drumming and writing in London.

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