Oltre al video in cui Mark Zuckerberg congeda il fact-checking da Facebook, Instagram e Threads, i social media di Meta sono stati al centro di un’altra recente discussione: i profili generati con l’intelligenza artificiale.
La questione è stata sollevata dopo la pubblicazione di un articolo del Financial Times, in cui il vicepresidente del dipartimento dedicato all’IA generativa di Meta, Connor Hayes, ha detto che con tutta probabilità l’azienda amplierà l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sulle sue piattaforme.
Lo scopo è rendere Facebook, Instagram e Threads più divertenti e coinvolgenti attraverso nuove funzioni. Una “priorità” che il gruppo perseguirà nei prossimi due anni anche sfruttando l’IA.
“Ci aspettiamo che queste IA, con il tempo, siano presenti sulle nostre piattaforma così come gli account”, ha dichiarato Hayes.
Profili che si aggiungono ad altri profili, con la differenza di essere generati con l’intelligenza artificiale. Per il resto, secondo Hayes, “avranno biografie, foto profilo e saranno in grado di creare e condividere contenuti” prodotti dall’intelligenza artificiale.
Meta e gli altri
È lo stesso Hayes a sostenere che la tendenza è già in atto da mesi e sta assumendo dimensioni sempre maggiori.
Le prime funzioni basate sull’IA messe a disposizione da Meta negli Stati Uniti lo scorso luglio hanno già permesso di creare centinaia di migliaia di profili – per ora, tenuti per la maggior parte in modalità privata dagli utenti – e rifinire i contenuti dei content creator, come il ritocco delle foto.
La società di Mark Zuckerberg ha anche lanciato un assistente virtuale, basato anch’esso sull’intelligenza artificiale, per rispondere alle richieste degli utenti.
Il prossimo anno, Meta dovrebbe inoltre rilasciare una funzione per generare dei video a partire da indicazioni testuali.
Il Financial Times ha sottolineato come la direzione intrapresa da Meta non rappresenti un caso unico nel panorama dei social media. Tutt’altro.
Il giornale cita i casi di Snapchat, che ha lanciato degli strumenti basati sull’IA generativa per progettare dei personaggi in 3D da utilizzare con le funzionalità di realtà aumentata della piattaforma.
ByteDance e TikTok si stanno invece focalizzando sull’uso dell’intelligenza artificiale per migliorare l’efficacia delle inserzioni pubblicitarie.
Anche la tecnologia di Character AI, capace di intrattenere gli utenti interagendo con i chatbot e far passare loro molto più tempo sull’applicazione, potrebbe essere di ispirazione per Meta, nota Wired.
Pro e contro
I problemi più diffusi riguardanti la proliferazione di profili creati con l’IA riguardano in primo luogo la disinformazione.
La diffusione di contenuti falsi o fuorvianti è un problema reso ancora più serio a seguito della scelta di Meta di porre fine al suo sistema di fact-checking a partire dai prossimi mesi.
In più, sottolinea Becky Owen, a capo del dipartimento di marketing e innovazione dell’agenzia Billion Dollar Boy, un secondo rischio è che una presenza sempre maggiore di contenuti di bassa qualità originati dall’IA finisca per sminuire il lavoro dei creator che lavorano sui social media.
A queso proposito, Meta ha fatto sapere che etichetterà in modo chiaro i contenuti generati dall’intelligenza artificiale, per distinguersi dai profili delle persone fisiche.
Per ora, l’azienda di Zuckerberg si è limitata a eliminare dalle sue piattaforme una serie di account creati con l’IA, che nelle ultime settimane hanno suscitato l’attenzione degli utenti dopo l’uscita dell’articolo del Financial Times.
Gli utenti, quelli veri, hanno iniziato a scrivere nelle chat ai profili ricavati dall’intelligenza artificiale. Queste interazioni hanno scatenato delle polemiche per le imprecisioni nello sviluppo delle caratteristiche umane di questi personaggi virtuali che, in alcuni casi, sono state ritenute offensive o razziste.
Tuttavia, la presenza di profili e post prodotti dall’IA rappresentano un modo utile per esaminare il livello che queste tecnologie hanno raggiunto nell’imitare il comportamento umano.
Lo evidenzia Wired, prendendo in considerazione un progetto di ricerca chiamato GovSim. Lo studio dimostra che esplorando le interazioni fra personalità generate con l’IA è possibile analizzare a che punto è arrivato il grado di simulazione del comportamento umano in una situazione in cui è richiesta collaborazione comune.
Un argomento cruciale per capire come allenare l’intelligenza artificiale e farla diventare sempre più efficiente nel fornire indicazioni utili per risolvere problemi complessi nel mondo. Forse, però, non è questo il primo pensiero di Zuckerberg.