Non c’è ancora pace per il Washington Post, dopo un 2024 complesso, fatto di improvvisi cambi alla direzione, addii eccellenti e tensioni in redazione.
L’ultima novità, riportata dalla newsletter Status, è il licenziamento di circa 100 dipendenti nel dipartimento di business del giornale. I tagli ammontano a circa il 4% del personale del quotidiano e sono dovuti alla complicata situazione economica della testata.
Una fonte interna al Washington Post, segnala la Cnn, ha detto che gli esuberi non hanno interessato la redazione. La testata, ha sottolineato il portavoce, rimasto anonimo, “sta continuando la sua trasformazione per rispondere alle esigenze del settore e costruire un futuro più sostenibile”.
Giornalisti in fuga
Tuttavia, durante la scorsa settimana se ne sono andati altri nomi di punta del quotidiano. I giornalisti Ashley Parker e Michael Scherer, che per anni hanno seguito la politica nazionale al Washington Post, sono passati a The Atlantic. Il corrispondente dalla Casa Bianca Tyler Pager è stato assunto dal New York Times. Josh Dawsey, importante reporter investigativo, lascerà la testata per il Wall Street Journal.
E, ancora, la nota firma politica Leigh Ann Caldwell si è trasferita a Puck, una startup giornalistica basata su servizi di newsletter a pagamento.
.@AshleyRParker + @michaelscherer are two of the best colleagues I’ve ever worked with. They are supremely talented and also generous, kind and funny. Many of my favorite stories are shared bylines w/ one or both of them. They are also amazing friends.
The Atlantic is so lucky. https://t.co/mK4QG01sc6
— Tyler Pager (@tylerpager) December 31, 2024
Di recente, anche la vignettista Ann Telnaes, vincitrice del premio Pulitzer, ha abbandonato la redazione del Washington Post, dove lavorava dal 2008.
Il motivo della sua scelta, ha spiegato la stessa Telnaes, deriva dalla decisione del giornale di censurare una sua vignetta che raffigurava gli amministratori delegati delle grandi multinazionali della tecnologia prostrarsi ai piedi di Trump per ottenere il suo favore. Tra, questi, c’era anche Jeff Bezos, proprietario del Washington Post dal 2013, quando lo aveva comprato per 250 milioni di dollari.
“Come vignettista editoriale, il mio compito è chiedere conto alle persone di potere e alle istituzioni”, ha scritto Telnaes. “Per la prima volta, il mio direttore mi ha impedito di svolgere questo lavoro”.
A cartoonist shows the way for courage and principle, while a major newspaper tramples on freedom of expression and humiliates itself in the process: @AnnTelnaes leaves the @washingtonpost after the rejection of a cartoon showing @JeffBezos kowtowing to Trump. 👇 pic.twitter.com/QjWHOUFpiC
— Chappatte Cartoons (@PatChappatte) January 4, 2025
Una lunga serie
Altri trasferimenti hanno interessato la testata nell’ultimo anno, a causa delle frizioni con la proprietà e l’amministratore delegato del quotidiano Will Lewis, scelto da Bezos per ripianare i conti del Washington Post – che nel 2023 aveva perso 77 milioni di dollari.
A dicembre dello scorso anno, in un momento turbolento dovuto alle difficoltà a trovare il nuovo direttore del giornale, la caporedattrice Matea Gold, figura di riferimento nella redazione e candidata interna al ruolo, è passata al New York Times.
Altre personalità importanti hanno lasciato la testata, come la giornalista di tecnologia Taylor Lorenz, oltre a Shane Harris e Devlin Barrett, esperti rispettivamente di politica estera e cronaca giudiziaria.
Prima di loro, l’ex direttrice Sally Buzbee è stata sollevata dall’incarico senza troppe spiegazioni da parte dei vertici della testata.
Il malcontento in redazione è stato acuito dalla decisione di Jeff Bezos di vietare il supporto del giornale a un candidato presidenziale – nel caso specifico, Kamala Harris -, una tradizione che al Washington Post si ripeteva da decenni.
La scelta è costata al giornale la perdita di 250.000 abbonati all’edizione digitale, circa il 10% del totale.
Non proprio una scelta felice, se l’obiettivo è aumentare i ricavi per appianare i conti.