A novembre del 2016, BBC annuncia l’introduzione di video verticali nella sua app. Il Washington Post li aveva inseriti un anno prima.
“Sono creati pensando agli smartphone”, dice il comunicato dell’emittente britannica. “I video sono brevi e montati con precisione, progettati per essere visualizzati in verticale e a schermo intero e hanno i sottotitoli”. A settembre dello stesso anno nasce in Cina una piattaforma chiamata musical.ly, che, nel 2018, dopo essere stata acquistata da ByteDance, si sarebbe trasformata e avrebbe cambiato nome in TikTok.
Qualcuno, insomma – non a caso, testate come la BBC e il Washington Post – lo aveva già capito. Il video verticale stava diventando parte integrante del giornalismo.
Il successo planetario di questa modalità sarebbe poi arrivato proprio grazie a TikTok. Una svolta che avrebbe spinto gli altri social media ad adattarsi e i giornali ad aprire i propri account sulla piattaforma cinese.
Ma il video verticale è ormai anche una parte integrante della homepage delle testate più importanti.
Blocco della rotazione attivo
Il Digital News Report 2024 del Reuters Institute per lo studio del giornalismo sottolinea quanto pesano i video brevi di news nel consumo quotidiano di notizie. Due terzi degli intervistati dice di guardare questo tipo di contenuti ogni settimana, la metà invece guarda anche video più lunghi. In ogni caso, le persone usano più spesso le piattaforme social – nel 27% dei casi – rispetto a visitare i siti delle testate – lo fa il 22% dei partecipanti.
I giornali stanno provando a riequilibrare quest’ultimo dato, realizzando nuovi formati e caroselli di video verticali per le loro homepage e app. “Stiamo cercando in tutti i modi di portare i video che facciamo per TikTok e Instagram sul sito”, dice Indu Chandrasekhar, direttore del dipartimento Audience development & analytics di Wired a NiemanLab.
The Economist si è focalizzata in video compresi fra un minuto e mezzo e quattro minuti di durata. Ci sono interviste, spiegazioni e commenti dei propri giornalisti, estratti dai podcast della redazione e contenuti con animazioni.
Il Washington Post, uno dei primi quotidiani a sbarcare su TikTok, sta puntando sul video verticale. “Nel 2015 erano più rari, oggi sono metà di quello che produciamo in una giornata”, dice Micah Gelman, direttore della sezione video del giornale.
È grazie a questo tipo di video che i lettori del New York Times sono potuti entrare per qualche secondo nella redazione del giornale lo scorso 14 novembre, quando Trump ha dichiarato di voler nominare come procuratore generale Matt Gaetz – che ha poi rinunciato alla nomina. Gaetz è un ex deputato della Florida sottoposto a un’indagine della Camera degli Stati Uniti per varie accuse, tra cui molestie sessuali.
In un video – verticale, naturalmente – la giornalista del NYT, Maggie Haberman, interrompe Michael Barbaro, voce del podcast Daily, per dare a lui e altri colleghi della redazione la notizia.
Come scrive Hanaa’ Tameez di Nieman Lab, si ha la sensazione di entrare per un minuto in una call tenendo la videocamera spenta. Ed è proprio questo l’effetto che il NYT voleva dare al suo pubblico, conferma Solana Pyde, coordinatrice della parte video della testata newyorkese.
“Era un esperimento, ma abbiamo deciso di pubblicarlo perché è stato un momento di grande impatto”, dice Pyde. Sono tentativi come questi che permettono ai giornali di evolversi.