Substack, piattaforma di newsletter fondata nel 2017, ha rifiutato lo scorso anno un’offerta di acquisizione da parte di Elon Musk, puntando invece su una strategia focalizzata sui contenuti a sfondo politico. L’app ha attratto milioni di abbonati, proponendosi come alternativa alle piattaforme social con analisi più approfondite. Tuttavia, nonostante il successo di alcuni creator, Substack rimane in perdita, evidenziando le sfide nel bilanciare crescita, redditività e reputazione.
Il no a Elon Musk
Nell’aprile 2023, Elon Musk, dopo aver acquisito Twitter (ora X), si è avvicinato a Substack con una proposta inaspettata: acquisire anche la piattaforma di newsletter e combinarla con X. Durante una chiamata con Chris Best, CEO di Substack, Musk gli ha proposto di guidare la nuova entità. Tuttavia, Best ha rifiutato l’offerta, preferendo concentrarsi sul trasformare Substack nel nuovo spazio digitale per i contenuti politici.
Perché proprio i temi politici?
Substack ha inizialmente attirato l’interesse di importanti venture capitalist come Andreessen Horowitz e Y Combinator. In risposta alla minore visibilità dei contenuti politici su piattaforme come Facebook e Instagram, Substack ha investito nella politica, diventando luogo di analisi approfondite e dibattiti. Con decine di migliaia di newsletter pubblicate ogni giorno, la politica è ora la categoria più redditizia della piattaforma. Star come Nate Silver e Mehdi Hasan hanno aiutato Substack a guadagnare centralità nel dibattito elettorale, attirando abbonati e generando milioni di dollari di entrate.
Molti autori, infatti, prosperano su Substack, con oltre 30 personalità che guadagnano almeno 1 milione di dollari all’anno. Nate Silver, ad esempio, ha visto il suo Silver Bulletin scalare le classifiche, mentre The Bulwark ha generato circa 6 milioni di dollari di entrate annuali. Molte delle star di Substack sono ex esponenti dei media tradizionali vittime di tagli di bilancio o di battaglie ideologiche in testate o reti televisive tradizionali.
Le difficoltà economiche
Il successo dei creator non si traduce, tuttavia, in bilanci aziendali positivi: Substack, infatti, continua a registrare perdite. Nel 2021, l’azienda ha perso 22 milioni di dollari, e nonostante un rallentamento delle perdite negli ultimi due anni, la redditività rimane un obiettivo lontano.
La libertà di parola, un’arma a doppio taglio
Una delle caratteristiche distintive di Substack è la libertà di parola. Anche se, nel 2022, è scoppiata una piccola rivolta quando è emerso che la piattaforma ospitava contenuti con simboli nazisti. Questa controversia ha spinto alcuni autori di spicco a lasciare Substack. Nonostante ciò, la piattaforma ha continuato a crescere, attirando scrittori in cerca di un’alternativa alle piattaforme social, spesso criticate per il deterioramento del discorso pubblico e per la loro superficialità.
Un modello sostenibile?
Non sono bastati 100 milioni di dollari in finanziamenti, dato che Substack deve ancora oggi affrontare sfide finanziarie. La decisione di puntare sui contenuti politici potrebbe aiutare a rafforzare il brand, ma non garantisce la redditività. L’azienda sta inoltre ridimensionando le proprie ambizioni: ha licenziato il 14% del personale e ridotto i contratti offerti agli autori.
Mentre Substack si vuole affermare come alternativa ai social per contenuti politici di qualità, lottando per la sostenibilità finanziaria, Beehiiv emerge sempre più come un concorrente promettente, con l’obiettivo di supportare i giornalisti indipendenti con risorse concrete e un modello commerciale incentrato sulla pubblicità.