La lotta alla disinformazione inizia a scuola

Di il 20 Novembre, 2024
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Adolescenti sempre più confusi dal flusso di notizie online. In risposta, scuole e legislatori puntano sull’educazione ai media, ma il cambiamento non è semplice

Negli Stati Uniti, solo il 18% degli adolescenti riesce a distinguere correttamente tra fatti, pubblicità e opinioni, alimentando le preoccupazioni per l’impatto della disinformazione sui giovani. Alcuni professori cercano di affrontare il problema attraverso l’alfabetizzazione mediatica, insegnando ai ragazzi a diversificare le loro fonti e a riconoscere i contenuti manipolati.  

Il passaggio dai media tradizionali ai social  

Negli ultimi anni, i giovani americani hanno abbandonato i media tradizionali a favore delle piattaforme social, sollevando preoccupazioni per l’aumento di contenuti non imparziali e del consumo di notizie false. Uno studio del News Literacy Project ha rilevato, come anticipato, che solo il 18% degli adolescenti americani è in grado di distinguere correttamente tra fatti, pubblicità, opinioni e intrattenimento. Inoltre, quasi la metà ritiene che la stampa danneggi la democrazia più di quanto la protegga.  

L’avanzamento dell’AI, la crescita di disinformazione, deepfake, truffe online e i problemi di salute mentale rendono essenziale comprendere le informazioni che consumiamo e non seguirle ciecamente”, ha detto Michelle Lipkin, direttrice della National Association of Media Literacy Education.

C’è anche il rischio che i giovani si allontanino del tutto dalle notizie e dai contenuti basati sui fatti, convinti che questi non portino a cambiamenti politici significativi su temi importanti per loro, come il cambiamento climatico.

Nuove risorse educative  

Queste preoccupazioni hanno portato all’introduzione di nuove iniziative legislative e risorse educative per migliorare la conoscenza dei media tra i giovani. Secondo Media Literacy Now, oltre metà degli stati americani ha discusso il tema e 18 hanno approvato leggi al riguardo. Tuttavia, gli insegnanti che cercano di affrontare la questione si scontrano con diversi ostacoli.  

Innanzitutto, non esiste una definizione condivisa di “alfabetizzazione mediatica ”, né una visione univoca sui suoi obiettivi. Renee Hobbs, docente di comunicazione all’Università di Rhode Island, ha detto al Financial Times: “Politici diversi la vedono come uno strumento per scopi diversi. Dopo una mia presentazione in Oklahoma, due insegnanti mi hanno ringraziato dicendo che avrebbero usato l’alfabetizzazione mediatica per analizzare immagini sataniche nei film Disney”.  

Inoltre, senza leggi e finanziamenti, è difficile per le scuole integrare questa disciplina in orari scolastici già saturi. Michael Martirone, insegnante in New Jersey, Stato che ha recentemente approvato una legge sul tema, spiega: “Molti insegnanti fanno quello che possono. Non essendo obbligatorio, dobbiamo inserire l’argomento nei corsi già esistenti, senza poterlo approfondire”.  

Non c’è un consenso sull’approccio migliore. Sam Wineburg, docente di educazione a Stanford, propone la “lettura laterale”, che prevede di verificare la credibilità di una fonte prima ancora di leggerla. Altri preferiscono i giochi online o l’apprendimento induttivo, mostrando esempi di notizie vere e false. Tuttavia, le prove sull’efficacia di queste metodologie nel modificare le abitudini di consumo delle notizie sono limitate. 

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