Le campagne presidenziali americane hanno adottato strategie innovative, puntando sul potere degli influencer e dei podcast per raggiungere nuove fasce di elettori, in particolare i giovani. Trump, dopo aver usato Twitter come principale megafono nel 2016, ha costruito un legame con celebri creator, sfruttando l’appoggio di Elon Musk su X (ex Twitter). Harris, invece, ha cercato di coinvolgere i creator con contenuti più tradizionali, senza però riuscire a eguagliare la risonanza di Trump sui social. Questa strategia ha tracciato una nuova rotta rendendo i creator una componente fondamentale delle campagne elettoriali.
Il ruolo dei podcast
I podcast sono un canale ormai consolidato e si sono rivelati molto potenti per comunicare in modo intimo e diretto con i fan.
Analizzando le partecipazioni ai podcast di Trump e Harris durante le rispettive campagne, le differenze sono chiare. Il presidente neoeletto ha dedicato molto più tempo a lunghe interviste con personaggi molti seguiti come Joe Rogan. In totale, il candidato repubblicano ha partecipato ad almeno 20 show. Al contrario, Harris è apparsa solo su quattro podcast, combinando queste partecipazioni ad apparizioni sui media tradizionali come “60 Minutes” e “The View”.
Elon Musk
Elon Musk, con i suoi 203 milioni di follower, ha usato X incessantemente per sostenere il tycoon. Inoltre, Trump si è avvicinato molto ai creator di destra, come lo streamer Adin Ross e i Nelk Boys, ottenendo persino endorsement da creator di alto profilo come Rogan e Jake Paul. Questi contenuti sembrano aver influenzato il voto: Trump ha guadagnato un vantaggio di 13 punti percentuali tra i giovani uomini di età 18-29 anni, rispetto ai 15 punti conquistati da Biden nel 2020.
Kamala Harris
Harris, dal canto suo, ha mobilitato numerosi creator, continuando a collaborare con loro fino alle ultime ore della campagna. Alla Convention Democratica di Chiacago ha superato i repubblicani invitando oltre 200 influencer, segnando un punto di forza nella comunicazione digitale. Quest’estate, il suo slancio online è stato visibile soprattutto attraverso i meme virali, come quelli della “brat summer” su TikTok e Instagram, un trend che sembrava coinvolgere davvero la Gen Z.
Tuttavia, questi trend si sono rivelati poco incisivi, lasciando il dubbio su quanto abbiano realmente aiutato a mobilitare il voto giovanile. A differenza di Trump, Harris non ha sfruttato i social media in modo diretto e personale. La vicepresidente ha preferito affidarsi a endorsement di celebrità “tradizionali” come Beyoncé e Lady Gaga, che però hanno avuto un impatto inferiore sui giovani rispetto al costante e visibile supporto dell’influencer personale di Trump (Musk).
Il peso degli influencer in futuro
I democratici, in particolare, potrebbero trarre spunto dall’efficacia di creator e podcaster specializzati in contenuti lunghi e approfonditi, che instaurano legami forti e autentici con il loro pubblico. Infatti, è sempre più evidente che la comunicazione politica dovrà adattarsi a questo modello, sfruttando il potere dei creator per veicolare messaggi in modo diretto e coinvolgente.