La vittoria di Trump significa nuova stretta sui media?

Di il 06 Novembre, 2024
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Con la rielezione di Trump la guerra contro i media entra in una nuova fase 

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca è ufficiale così come potrebbe essere la sua vendetta contro i media che considera ostili. Pur non potendo esercitare un controllo diretto, il nuovo presidente degli Stati Uniti potrebbe attaccare con cause legali e sguinzagliare le agenzie governative per mettere in difficoltà i media che ritiene suoi nemici.

Cause legali per mettere il bastone tra le ruote ai media

Le probabilità che Trump possa introdurre regolamentazioni dirette contro la stampa sono piuttosto basse. Il tycoon, ad esempio, ha detto di voler revocare la licenza di trasmissione a CBS, ma il quadro normativo americano rende tale eventualità molto improbabile. 

Tuttavia, le cause legali, che drenano tempo e risorse delle società di media, sono molto più facili da mettere in atto e possono risultare altrettanto punitive: “Il rischio normativo è marginale”, spiega Andrew Jay Schwartzman, avvocato esperto di diritto delle comunicazioni. “Ciò che Trump può fare è rendere la vita difficile ai media a lui sgraditi, anche se non arriva a rappresentare una minaccia esistenziale per queste aziende.”

Un esempio concreto di questa strategia, come anticipato, è la causa da 10 miliardi di dollari intentata da Trump contro CBS per un presunto montaggio scorretto in un’intervista alla vicepresidente Kamala Harris. Anche se Trump dovesse perdere la causa, CBS subirebbe comunque danni economici e in termini di tempo per affrontare il processo legale. 

Inoltre, Trump ha già mostrato la volontà di colpire i media facendo pressione sulle agenzie regolatorie affinché esercitino un maggiore controllo sulle fusioni e acquisizioni nel settore. È noto, ad esempio, come il nuovo inquilino della Casa Bianca avesse incoraggiato il Dipartimento di Giustizia a esaminare con attenzione l’acquisizione di Time Warner (società madre di CNN) da parte di AT&T.

Possibili nomine alla Federal Communications Commission (FCC)

Il tycoon potrebbe nominare commissari repubblicani alla guida della FCC per cercare di influenzarne le decisioni. Tuttavia, convincere i commissari alla tipica deregulation trumpiana potrebbe essere una sfida complessa. Durante il primo mandato di Trump, l’FCC aveva alleggerito molte regolamentazioni di lunga data sulla proprietà dei media, favorendo la crescita dei grandi gruppi televisivi locali. L’allora presidente della FCC, Ajit Pai, si era fermamente schierato a favore del Primo Emendamento, anche sotto le pressioni di Trump che voleva colpire NBC.

E le agenzie indipendenti?

Trump ha promesso di riportare sotto l’autorità presidenziale le agenzie indipendenti, come l’FCC e la FTC, sostenendo che è un requisito costituzionale. Se reale, ciò potrebbe limitare l’indipendenza di tali agenzie e rendere più difficile una loro azione autonoma dal potere esecutivo. 

Poteri speciali

Un’altra potenziale via di pressione sui media riguarda il ricorso a poteri speciali previsti dal Communications Act del 1934. Questa norma permette al presidente di sospendere o modificare le regolamentazioni per le aziende broadcaster e di telecomunicazione in casi di sicurezza nazionale o di difesa. Secondo l’ex presidente della FCC, Tom Wheeler, questa misura potrebbe essere utilizzata da Trump per influenzare i media in periodi di emergenza.

La difesa della libertà di stampa

Nonostante le molteplici strategie di Trump per limitare la libertà dei media, il sistema giudiziario statunitense si è dimostrato un forte alleato della libertà di stampa. Alcuni escamotage normativi esistono – e Trump ha già accennato a volerli sfruttare – ma i limiti della legge restano una barriera significativa. 

L’arma più potente dell’ex presidente, pronto a ricoprire nuovamente la carica, resta comunque la parola. I suoi attacchi verbali e le accuse pubbliche esercitano un impatto intimidatorio significativo, sia negli Stati Uniti che all’estero.

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