Le trame invisibili della disinformazione: Russia, Cina e Iran “invadono” gli USA

Di il 05 Novembre, 2024
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Le potenze straniere affinano le tattiche per influenzare le elezioni americane, sfruttando tecnologie avanzate e messaggi mirati per creare confusione tra gli elettori

Otto anni dopo l’interferenza della Russia nelle elezioni presidenziali del 2016, la disinformazione è diventata una minaccia più sofisticata e difficile da individuare. Con l’obiettivo di diffondere discordia, Russia, Cina e Iran stanno utilizzando strategie mirate per influenzare il voto americano. Questi sforzi, che ora si avvalgono di tecniche avanzate come l’intelligenza artificiale, puntano a specifici gruppi etnici e religiosi, creando contenuti ad hoc per manipolare l’opinione pubblica.

Gli obiettivi delle campagne di disinformazione

Secondo l’intelligence americana, la Russia mira a promuovere la candidatura dell’ex presidente Donald Trump, mentre l’Iran favorisce la vicepresidente Kamala Harris. La Cina, invece, non sembra avere un candidato preferito. Tuttavia, l’obiettivo generale di questi sforzi è lo stesso: screditare la democrazia americana agli occhi del mondo.

Le campagne di disinformazione di Russia, Cina e Iran si sono evolute, adattandosi a un panorama mediatico in costante mutamento. Questi Paesi diffondono i loro contenuti su dozzine di piattaforme, dai piccoli forum ai gruppi provati, prendendo ispirazione dalle tattiche reciproche, anche se non è chiaro se ci sia una cooperazione diretta.

La Russia e la Cina operano su Gab – piattaforma social preferita dall’estrema destra – dove diffondono teorie del complotto. Inoltre, la campagna del Cremlino ha sostenuto Trump anche su Reddit, puntando agli elettori in sei stati chiave e ad altri gruppi considerati potenziali simpatizzanti di Trump, secondo i documenti divulgati dal Dipartimento di Giustizia americano.

Un uso mirato della disinformazione

La disinformazione non mira solo ai cosiddetti swing state, ma anche a distretti specifici e a particolari gruppi etnici e religiosi al loro interno. Infatti, secondo ricercatori e accademici, la disinformazione mirata ha più successo poiché sfrutta gli interessi e le opinioni delle varie nicchie. Un esempio di targhettizzazione efficace proviene dalla Cina, che quest’estate ha creato profili falsi di studenti americani per alimentare le tensioni nei campus, fomentando agitazioni e proteste nelle università.

Anche l’Iran ha investito le sue risorse in campagne per attrarre gruppi specifici, tramite il sito web “Not Our War” rivolto ai veterani militari americani, e “Afro Majority” per gli afroamericani.

Il ruolo dell’AI nella disinformazione

I progressi recenti nell’intelligenza artificiale hanno amplificato le capacità di disinformazione rispetto alle elezioni precedenti, permettendo ai governi stranieri di creare e diffondere le loro campagne con maggiore efficienza.

L’uso di strumenti di intelligenza artificiale disponibili è evidente nel caso di John Mark Dougan, ex vicesceriffo della Florida che ora vive in Russia. Dalla sua abitazione a Mosca, Dougan ha creato decine di siti web che si spacciano per fonti di notizie americane, utilizzandoli per diffondere disinformazione: un lavoro che, otto anni fa, avrebbe richiesto un esercito di bot.

La risposta delle aziende tech

Le nuove tattiche rendono più difficile per le agenzie governative e le aziende tecnologiche individuare e bloccare le campagne di influenza. La disinformazione si è intensificata, mentre i giganti tecnologici, come Meta, Google, OpenAI e Microsoft, hanno ridotto gli sforzi per combatterla rispetto alle precedenti elezioni presidenziali.

Tuttavia, in un contesto in continua evoluzione, la capacità di queste interferenze di coprire le proprie tracce rende ancora più urgente una risposta coordinata da parte delle piattaforme tech e delle istituzioni democratiche.

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