Il New York Times contro l’AI: è il turno di Perplexity

Di il 16 Ottobre, 2024
perplexity
La celebre testata americana ha lanciato una nuova sfida al mondo dell'AI chiedendo a Perplexity di interrompere l'uso illegale dei suoi contenuti 

Il New York Times ha mandato una lettera di diffida a Perplexity, chiedendo l’interruzione dell’uso non autorizzato dei suoi contenuti. Un mossa che si aggiunge alla causa legale contro OpenAI in cui il Times è coinvolto, in un contesto di crescente tensione tra editori e aziende di intelligenza artificiale (AI)

Perplexity

Perplexity si presenta come un’alternativa a Google: è un motore di ricerca che utilizza l’AI per rispondere alle domande degli utenti attraverso contenuti testuali. La startup, lanciata due anni fa e supportata da fondi come Bedrock Capital (in cui Bezos ha investito), punta a offrire un’esperienza di ricerca innovativa. Quando gli utenti inseriscono una domanda o un termine sul sito, ricevono risposte sintetiche generate dall’AI, che secondo gli editori disincentivano il clic sull’intero articolo.

Nel mese di settembre, Perplexity ha detto di aver processato circa 340 milioni di ricerche —un volume ancora ridotto rispetto a Google. Entro la fine del mese, ha in programma di introdurre annunci pubblicitari sotto le risposte generate dall’AI, con l’obiettivo di condividere fino al 25% delle entrate pubblicitarie con gli editori i cui contenuti vengono utilizzati. Con un valore attuale di circa 1 miliardo di dollari, la startup ricava principalmente da un servizio in abbonamento, dal costo di 20 dollari al mese, che offre l’accesso a funzionalità di AI avanzate.

Gli editori contro l’AI

Anche altri editori, tra cui Forbes e Condé Nast, hanno accusato Perplexity di utilizzare il loro materiale senza autorizzazione per generare risultati di ricerca sintetici grazie all’AI.

Il Times ha sottolineato che il modo in cui Perplexity utilizza i suoi contenuti, compresa la creazione di risposte sintetiche, viola i copyright.

Perplexity e i suoi partner commerciali si sono ingiustamente arricchiti utilizzando, senza autorizzazione, il giornalismo, accuratamente scritto e ricercato, del Times senza licenza“, ha scritto l’editore americano.

Il Times ha chiesto a Perplexity di spiegare come riesca ad accedere al suo sito nonostante le misure adottate per impedirlo. Gli editori, infatti, possono inserire un codice nei loro siti web per indicare di non voler che i loro contenuti vengano estratti. In passato, Perplexity aveva assicurato al Times che avrebbe smesso di utilizzare la tecnologia di “crawling” che ignora queste indicazioni, ma il Times sostiene che ciò non sia avvenuto.

Gli editori a favore dell’AI

Alcune media company hanno firmato contratti con OpenAI che compensa gli editori in cambio dell’uso dei loro contenuti. Tra questi News Corp, proprietaria del Wall Street Journal, IAC, proprietaria di Dotdash Meredith, e Axel Springer, proprietaria di Politico. Anche Perplexity ha siglato una serie di accordi con degli editori, ma i termini proposti dall’azienda sono meno allettanti rispetto ai contratti di licenza che OpenAI ha offerto.

La risposta di Perplexity

Il CEO di Perplexity, Aravind Srinivas, ha detto in un’intervista che la startup risponderà all’avviso legale del Times entro il 30 ottobre ma che non ha intenzione di farsi dei nemici: al contrario, vorrebbe collaborare con tutti gli editori.

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