Negli ultimi comizi elettorali, JD Vance ha adottato una nuova strategia per gestire le relazioni con i media: rispondere alle domande della stampa con una folla di sostenitori alle sue spalle che fischiano e deridono i giornalisti. Una tattica che trasforma le tradizionali sessioni di domande e risposte in un vero e proprio spettacolo, dove i media diventano il bersaglio e i sostenitori di Vance i suoi difensori.
I comizi di Vance sono uno show
Durante i recenti comizi di Vance, i giornalisti non riuscivano nemmeno a concludere le loro domande al candidato repubblicano alla vicepresidenza, che la sua folla di sostenitori fischiava e urlava deridendo la stampa.
Le reazioni del pubblico agli eventi di Vance sono state paragonate a un “coro greco“, un termine usato da Peter Kobs, giornalista che ha vissuto in prima persona l’ostilità dei sostenitori di Vance. Come nel teatro greco, il coro enfatizza e amplifica le emozioni, rafforzando il messaggio di Vance e dipingendo i media come nemici. Questo cambiamento di tono è recente, poiché nei suoi primi eventi la campagna di Vance era caratterizzata da interazioni più rispettose con la stampa.
Oltre a criticare i media, Vance cerca di spostare l’attenzione sui suoi avversari, puntando il dito contro la candidata alla presidenza Kamala Harris. Durante un comizio a Traverse City, Vance ha accusato Harris di evitare le domande difficili, affermando che cerca interviste con giornalisti compiacenti per evitare il confronto con il pubblico. Questo atteggiamento, sostiene Vance, è in netto contrasto con la sua disponibilità a rispondere ai media sia amici sia ostili.
Infatti, la campagna di Vance sottolinea come il suo approccio al confronto con i media sia una delle sue principali forze. Da quando è stato scelto come candidato alla vicepresidenza, Vance ha partecipato a oltre 115 interviste da solo, mentre il suo omologo democratico, il governatore del Minnesota Tim Walz, con cui si confronterà stanotte su CBS News, non ne ha fatte (da solo).
Vantaggi e rischi della strategia mediatica di Vance
Per Vance, questa strategia offre un doppio vantaggio. Da un lato, lo protegge dalle domande scomode, dall’altro gli conferisce più sicurezza: secondo alcuni sostenitori, infatti, questa teatralità è un modo per migliorare l’immagine di Vance e farlo apparire più sicuro di sé.
Allo stesso tempo, però, questa strategia può rivelarsi un’arma a doppio taglio: secondo alcuni esperti, l’uso dei sostenitori entusiasti e agitati può essere percepito come una sorta di difesa, un meccanismo che tutela Vance da potenziali gaffe o dallo scrutinio del pubblico. Se da una parte alcuni, come l’ex consigliere di Trump, David Urban, vedono questa mossa come una strategia intelligente per creare un’immagine positiva e amata dai fan, dall’altra c’è chi sostiene che si tratti di un evidente tentativo di spettacolarizzare le relazioni con la stampa. Il repubblicano Robert Schwartz, ad esempio, dopo aver partecipato a un comizio di Vance ha espresso disagio per l’utilizzo dei media come strumento per infervorare i sostenitori.
È una strategia di successo?
La strategia mediatica di Vance potrebbe rivelarsi un successo: trasformando i media in un nemico comune, mantiene i suoi sostenitori motivati e uniti contro un obiettivo condiviso. Anche giornalisti come Kobs riconoscono che l’attenzione, anche se sotto forma di fischi, indica che il pubblico sta ascoltando. Con un mix di derisione, umorismo e spettacolo, Vance riesce a controllare lo storytelling in un panorama politico dove le interazioni con i media possono determinare il successo o il fallimento di una campagna.