Kamala Harris deve fronteggiare una sfida determinante per l’esito delle elezioni presidenziali di novembre: trovare il giusto equilibrio tra l’esposizione mediatica e la cautela necessaria per evitare passi falsi. Fino a oggi, la vicepresidente ha adottato una strategia prudente, limitando la sua presenza nei media tradizionali, una mossa che ha suscitato numerosi interrogativi e critiche, sia dentro che fuori il suo partito.
La riluttanza di Harris a concedere interviste
Un aspetto che ha sollevato particolare attenzione è la riluttanza di Harris a concedere interviste. Per i suoi oppositori, questa scelta riflette il timore di ripetere errori commessi in passato durante apparizioni pubbliche, dove alcune risposte poco precise hanno sollevato dubbi sulla sua preparazione. Eppure, proprio oggi, Harris romperà il suo “silenzio mediatico” partecipando a un’intervista sulla CNN, accompagnata dal suo vice, Tim Walz. L’intervista rappresenterà un test importante: se Harris dovesse dimostrare sicurezza e competenza, potrebbe decidere di affrontare ulteriori interviste e dibattiti, con l’obiettivo di rafforzare la sua posizione contro Donald Trump.
Lo scetticismo verso i media tradizionali
Ma perché Kamala Harris è stata così restia a esporsi? Le motivazioni, come scrive Edward Luce sul Financial Times, sembrano essere due. La prima riguarda il crescente scetticismo verso i media tradizionali, condiviso da molti all’interno del partito democratico. C’è la convinzione che questi ultimi, alla ricerca di audience, possano essere inclini a promuovere una narrazione favorevole a una campagna elettorale serrata, anche a costo di dare visibilità a Trump in virtù della sua grande capacità di attirare pubblico. Una percezione che si è rafforzata dopo le dichiarazioni di Les Moonves, ex capo della CBS, che nel 2016 affermò che una vittoria di Trump, pur non essendo positiva per il Paese, era “dannatamente buona” per la rete televisiva. Sebbene oggi il panorama mediatico sia più variegato e ideologicamente polarizzato, con emittenti come Fox News e MSNBC agli estremi opposti, il timore che i media possano giocare un ruolo ambiguo persiste.
“if it ain’t broke don’t fix it”
La seconda ragione, continua Luce, è più pragmatica: “if it ain’t broke don’t fix it” (se non è rotto, non aggiustarlo). La campagna di Harris ha finora avuto successo con una strategia di basso profilo sui media tradizionali, puntando sulla convention nazionale del partito e sulle interazioni sui social media. Piattaforme come TikTok offrono un palcoscenico sicuro, lontano dalle domande scomode dei giornalisti su temi delicati come l’economia o la sicurezza dei confini. Tuttavia, c’è un rischio in questa tattica: la maggior parte degli americani non conosce ancora bene Harris, e con le elezioni che si avvicinano, convincere gli elettori indipendenti diventa una priorità.
Il dibattito sul ruolo dei media
Il dibattito sul ruolo dei media è più acceso che mai, con i politici di entrambi gli schieramenti che li accusano di parzialità. Nonostante le critiche, Harris non può permettersi, sostiene Luce, di evitare completamente il confronto con la stampa. La capacità di gestire interviste difficili e dibattiti accesi è fondamentale per dimostrare di essere pronta a guidare il Paese. E sebbene affrontare i media tradizionali possa sembrare un compito ingrato, è nulla in confronto a ciò che la aspetta sul palcoscenico internazionale, dove dovrà confrontarsi con leader di stati autocratici.
Il tempo per dimostrare di essere all’altezza è limitato
Mantenere lo slancio per le prossime settimane sarà essenziale per Harris, ma non deve cedere alla tentazione dell’autocompiacimento. A differenza di altri candidati, non ha affrontato primarie interne che la costringessero a moderare le sue posizioni. Questo le consente di attrarre un ampio spettro di elettori democratici, dai progressisti ai centristi. Tuttavia, gli elettori indecisi vogliono vedere di più. Non basta ripetere che chiunque sarebbe migliore di Trump; devono essere convinti che Harris sia l’alternativa giusta.
Il tempo per dimostrare di essere all’altezza è limitato. Per Kamala Harris, la soluzione potrebbe essere semplice: più dibattiti e interviste. È una sfida che, secondo molti osservatori, deve accettare, perché l’opportunità di mostrarsi come leader preparato e sicuro non si presenterà all’infinito. E il dibattito con Donald Trump il 10 settembre sulla ABC sarà il primo vero banco di prova.