L’intelligenza artificiale generativa sta modificando le priorità e gli strumenti del panorama dell’informazione, costringendo i media ad aggiornare il proprio sistema redazionale per far fronte a queste nuove sfide.
Il concetto di plagio e di tutela della proprietà intellettuale, sempre più centrale, ha spinto il motore di ricerca Perplexity AI a condividere i ricavi pubblicitari con gli editori in un’iniziativa (Publishers’ Program) che mira a garantire che gli articoli dei giornalisti siano riconosciuti e remunerati quando vengono utilizzati per rispondere alle query degli utenti.
Un’iniziativa nata prima delle polemiche
Perplexity è nel mirino di diverse testate giornalistiche da un paio di mesi per l’utilizzo di contenuti ripresi senza autorizzazione da siti che producono articoli protetti da copyright e accessibili solo dietro abbonamento.
Dmitry Shevelenko, direttore commerciale di Perplexity, ha rivelato a TechCrunch che il progetto di supporto ai giornalisti era già in fase di progettazione da gennaio, ben prima dell’insorgere delle polemiche. Shevelenko ha spiegato che l’obiettivo principale è l’“auto-sostenibilità” dell’azienda: per continuare a fornire risposte precise alle richieste degli utenti, Perplexity ha bisogno di un flusso costante di notizie verificate dai giornalisti.
Valorizzare i contenuti editoriali
In un contesto in cui sempre più editori cercano nuove opportunità di monetizzazione, la decisione di Perplexity rappresenta un’occasione interessante per i media. “Stiamo esplorando come possiamo armonizzare i nostri interessi con quelli degli editori”, ha detto Shevelenko. L’obiettivo è sviluppare modelli di business diversificati che possano garantire delle entrate monetarie a chi produce contenuti di alta qualità.
Tra le collaborazioni già siglate ci sono nomi prestigiosi come Automattic, Der Spiegel, Entrepreneur, Fortune, The Texas Tribune e TIME. Questi accordi pluriennali offriranno ai giornalisti l’accesso alle API di Perplexity e supporto nello sviluppo di piattaforme personalizzate.
Una nuova era per la pubblicità
Anche se Shevelenko non ha fornito dettagli specifici sul piano di condivisione dei ricavi pubblicitari, ha anticipato che sarà “a due cifre,” sottolineando l’impegno di Perplexity nel valorizzare i contenuti giornalistici. Un cambiamento significativo rispetto ad altre piattaforme tecnologiche, come Google, che non hanno mai offerto simili opportunità ai produttori di contenuti.
Reazioni del settore editoriale
Nonostante l’approccio collaborativo di Perplexity, alcuni media, come The New York Times e AlterNet, già critici nei confronti di OpenAI, sono cauti nei confronti di qualsiasi accordo che comporti l’utilizzo dei propri contenuti sulle piattaforme di AI.
Affrontare la disinformazione
Shevelenko ha sottolineato che non collaborare con piattaforme di AI significa alimentare il sistema della disinformazione. La startup è impegnata a limitare tali errori e a garantire che il contenuto presentato agli utenti sia preciso e verificabile.
In un ecosistema mediatico sfidante e incerto, Perplexity potrebbe rappresentare un’opportunità interessante per i media e gli editori sia per aumentare i guadagni, ormai sempre più difficili, sia per tutelare il valore del proprio lavoro giornalistico. Anche in un ottica di concorrenza che vede OpenAI già un passo avanti, in quanto attiva nello stringere accordi proprio con alcune testate giornalistiche per migliorare con contenuti giornalistici le risposte di ChatGpt.
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