Lo scorso anno, un video pubblicato sui social media cinesi ha mostrato oltre 100 bambini giapponesi, presumibilmente di una scuola elementare di Shanghai, riuniti nel cortile. I sottotitoli in cinese riportavano due studenti che guidavano il gruppo, urlando: “Shanghai è nostra. Presto anche l’intera Cina sarà nostra”.
Questo messaggio ha allarmato e irritato molti, ancora memori dell’invasione giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, la realtà era ben diversa: la scena si svolgeva in una scuola elementare giapponese e gli studenti stavano semplicemente giurando di giocare lealmente durante un evento sportivo. Il video è stato rimosso dopo essere stato visualizzato oltre 10 milioni di volte.
Xenofobia online e violenza reale: il dibattito in Cina
Contenuti xenofobi online, come il video del cortile scolastico, sono al centro del dibattito in Cina. Recentemente, un uomo cinese ha accoltellato una madre giapponese e suo figlio nella Cina orientale, mentre, due settimane prima, quattro insegnanti di un college in Iowa sono stati accoltellati nella Cina nord-orientale, sollevando interrogativi sul ruolo dei social online nell’incitare alla violenza.
Tutto questo accade in un Paese, la Cina, che possiede il sistema di censura di Internet più sofisticato al mondo, con regole severe su ciò che si può e non si può dire riguardo a politica, economia, società e leadership del paese. Gli stessi cittadini si autocensurano per evitare conseguenze gravi con le forze dell’ordine.
Propaganda e nazionalismo online sotto Xi Jinping
Nonostante la rigida censura, Internet in Cina è piena di contenuti che incitano all’odio verso giapponesi, americani, ebrei e africani, oltre che verso cinesi critici del governo. Fake news su Giappone e Stati Uniti dominano spesso le liste delle ricerche più popolari, raggiungendo un’ampia visibilità.
Un fenomeno alimentato dal crescente nazionalismo promosso sotto la guida del presidente Xi Jinping, che porta avanti la filosofia “Cina contro il resto del mondo”.
Disinformazione e odio online per controllare e guadagnare
Il governo cinese gestisce una macchina dell’opinione pubblica ben strutturata che tollera e persino incoraggia questi messaggi quando sono diretti a certi paesi. Le autorità silenziano le dichiarazioni di chi cerca di riportare la verità o di chi cerca un dialogo. Allo stesso tempo, le big tech traggono profitto dal traffico generato dai contenuti violenti, e gli influencer, compresi alcuni degli intellettuali e scrittori più noti dell’era Xi, ottengono visibilità e guadagni.