Il lancio pubblico di ChatGPT da parte di OpenAI nel novembre 2022 ha segnato un punto di svolta significativo nell’interesse globale verso l’intelligenza artificiale generativa. Gli avanzamenti della tecnologie sottostante e delle possibili applicazioni e prodotti negli ultimi anni si è triplicata, sebbene in modo non uniforme.
Questi sviluppi hanno attirato l’attenzione di moltissimi studiosi. Informatici e ingegneri lavorano incessantemente per migliorarne l’applicazione, mentre altri ricercatori testano le prestazioni di questi modelli rispetto a degli standard quantitativi e qualitativi. Nel frattempo, gli avvocati analizzano le implicazioni legali delle tecnologie emergenti.
Percezione pubblica e l’uso dell’AI
Il recente sondaggio condotto da YouGov per conto del Reuters Institute for the Study of Journalism (RISJ) dell’Università di Oxford ha lo scopo di capire se e come le persone utilizzano l’intelligenza artificiale generativa e cosa pensano della sua applicazione nel giornalismo e in altri ambiti del lavoro e della vita quotidiana.
Questo rapporto è stato stilato tramite sondaggi online che hanno coinvolto sei paesi (Argentina, Danimarca, Francia, Giappone, Regno Unito e gli Stati Uniti) per documentare e comprendere l’atteggiamento del pubblico nei confronti dell’intelligenza artificiale generativa. Esaminiamo nel dettaglio come queste tecnologie vengono percepite e utilizzate in vari settori, con un focus particolare sul giornalismo e sui mezzi di informazione.
L’utilizzo dell’AI tramite ChatGPT
È interessante notare che ChatGPT è ampiamente riconosciuto come il principale prodotto di intelligenza artificiale generativa, con circa il 50% della popolazione online nei sei paesi esaminati che ne ha sentito parlare. E’ la piattaforma due o tre volte più diffusa rispetto ai successivi prodotti più conosciuti come Google Gemini e Microsoft Copilot. Tuttavia, nonostante questa notorietà, l’uso frequente di ChatGPT rimane relativamente raro.
Solo una piccola percentuale, compresa tra l’1% e il 7%, utilizza ChatGPT quotidianamente, mentre la maggior parte di coloro che affermano di aver utilizzato l’intelligenza artificiale generativa lo ha fatto solo una o due volte.
Sebbene in generale vi sia una diffusa consapevolezza di cosa sia l’intelligenza artificiale generativa, una considerevole minoranza del pubblico – tra il 20% e il 30% della popolazione online nei sei paesi esaminati – non ha sentito parlare di nessuno degli strumenti di intelligenza artificiale più popolari.
L’età anagrafica e l’utilizzo cambiano
I dati mostrano che i più giovani utilizzano regolarmente prodotti di intelligenza artificiale generativa. Facendo una media in tutti e sei i paesi, il 56% degli intervistati tra i 18 e i 24 anni afferma di aver utilizzato ChatGPT almeno una volta, rispetto al 16% di quelli di età pari o superiore a 55 anni.
La maggior parte del pubblico si aspetta che l’intelligenza artificiale generativa abbia un grande impatto praticamente su ogni settore della società nei prossimi cinque anni, dal 51% che prevede un grande influenza sui partiti politici, al 66% per i media e al 66% per la scienza.
Tuttavia, vi sono differenze significative sul fatto che le persone si aspettino che verrà utilizzata in modo responsabile: si va da circa la metà che si fida di scienziati e operatori sanitari nel farlo, a meno di un terzo che si fida dei social media, dei politici e dei mezzi di informazione.
L’intelligenza artificiale e il giornalismo
La maggior parte delle discussioni sull’intelligenza artificiale generativa e il giornalismo riguardano ciò che potrebbe accadere in futuro: speculazioni su ciò che la tecnologia potrebbe o meno essere in grado di fare un giorno e su come ciò modellerà la professione come la conosciamo.
Ma è importante ricordare che alcuni giornalisti e testate giornalistiche stanno utilizzando l’intelligenza artificiale generativa in questo momento, e da diversi anni utilizzano una qualche forma di AI nelle redazioni.
Alla richiesta di valutare cosa pensano delle notizie prodotte dall’intelligenza artificiale con una supervisione umana e cosa questo potrebbe significare per la qualità delle notizie, le persone tendono ad aspettarsi che siano meno affidabili e meno trasparenti, ma più aggiornate e più economiche per gli editori. Pochissime persone (8%) pensano che varrà la pena pagare di più per le notizie prodotte dall’intelligenza artificiale rispetto a quelle ideate dagli esseri umani.
Siamo ancora agli inizi e resta da vedere come si evolverà l’uso pubblico e la percezione dell’intelligenza artificiale generativa in generale, e il suo ruolo nel giornalismo e nelle notizie in particolare.
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