Nel cuore della notte, nella solennità della camera ardente di Pyongyang, Kim Jong-un, vestito di scuro e con cravatta nera, ha reso omaggio a Kim Ki-nam. Definito il “Goebbels di Pyongyang” per il suo ruolo chiave nella costruzione del culto della personalità attorno alla dinastia dei Kim, il vecchio regista della propaganda nordcoreana è scomparso all’età di 94 anni, lasciando un’eredità di fedeltà incondizionata e controllo ideologico.
La storia di Kim Ki-nam
Kim Ki-nam, nato in una famiglia operaia nella provincia di Kangwon, aveva studiato in Unione Sovietica e servito come ambasciatore a Pechino nei primi anni ’50. Nel 1966 viene nominato vice direttore del Dipartimento di Propaganda e Agitazione e, dieci anni più tardi, comincia la direzione del giornale di regime, Rodong Sinmun. Solo nel 1989 diventa a tutti gli effetti capo della propaganda.
Durante il suo lungo servizio, ha orchestrato la narrazione ufficiale del governo e la perpetuazione della leadership ereditaria dalla fondazione di Kim Il-sung, passando per Kim Jong-il, fino all’attuale leader Kim Jong-un. Con Kim Jong-il, padre di Kim Jong-un, godeva di una stretta relazione personale, tale da essere definito “il suo compagno di bevute”.
La sua morte, causata da “disfunzioni multiple degli organi” come riportato dall’agenzia di stampa ufficiale Kcna, segna la fine di un’era per la propaganda nordcoreana. La sua pensione nel 2017 aveva aperto la strada alla sorella di Kim Jong-un, Kim Yo-jong, che ora segue le orme del fratello sotto la sua guida.
E la sua eredità
Kim Ki-nam lascia un’eredità di devozione alla “sacra lotta per la difesa e il rafforzamento della purezza ideologica della nostra rivoluzione”, come lo ricordano i media statali, avendo lavorato instancabilmente per assicurare la stabilità e la continuità della causa socialista nordcoreana.
Anche se non più al centro del potere, Kim Ki-nam ha continuato a partecipare agli eventi pubblici fino agli ultimi giorni, rimanendo una figura venerata nel paese e uno degli unici funzionari a varcare la frontiera con il Sud, come avvenuto nel 2009 per i funerali dell’ex presidente sudcoreano Kim Dae-jung. La sua morte chiude un capitolo significativo nella storia politica e culturale della Corea del Nord.