Urbano Cairo guida la rivoluzione editoriale nel cuore della crisi

Di il 09 Aprile, 2024
Come il Presidente e Amministratore delegato di RCS sta ridisegnando il futuro dei media tra innovazione e tradizione
(nella foto Urban0 Cairo, Presidente e Amministratore delegato di RCS)

Urbano Cairo è oggi uno dei pochi editori puri, e anche particolarmente attivo: con la sua Cairo Communication opera su quotidiani, web, televisione, periodici ed eventi sportivi, non solo in Italia ma anche in Spagna.

Già editore e proprietario della tv La7 e del gruppo Cairo Communication, nel 2016 ha acquisito il 48,8% delle azioni di RCS (Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport), diventandone il maggior proprietario e battendo la cordata guidata dal finanziere Andrea Bonomi.

Da allora si sono susseguite molte iniziative che hanno permesso al Gruppo di raggiungere ottimi risultati. Nel 2023 Cairo Communication  ha ottenuto ricavi consolidati per 1.160 milioni di euro ( 1.175 nel 2022) e un EBITDA in crescita a Euro 167,5 milioni contro i 147,1 dell’anno precedente; nel  secondo semestre 2023 ha generato flussi di cassa positivi migliorando la posizione finanziaria netta di 42,2 milioni di euro  rispetto al 30 giugno 2023;  è il  primo editore on-line in Italia con un dato aggregato di 31,6 milioni di utenti unici mensili medi (al netto delle duplicazioni) secondo  Audicom.

Alla fine dello scorso anno le testate del Gruppo RCS avevano raggiunto una customer base digitale attiva di oltre un milione di abbonamenti: 595mila per il Corriere della Sera, primo quotidiano italiano anche in edicola, 214 mila per la Gazzetta dello Sport, 136 mila per El Mundo e 82 mila per Expansion.

La7 registra livelli di ascolto del 3,4% sul totale giorno e 4,9% in prime time ed è oggi sesta rete per ascolti in questa fascia e in autunno quinta con il 5,6% di share.

I principali indicatori di performance digitali evidenziano una posizione di mercato rilevante per RCS, con Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport a, rispettivamente, 30,2 milioni e 17,8 milioni di utenti unici medi al mese e 3,8 milioni e 2,5 milioni di utenti unici giornalieri medi al mese (Audicom).

Cairo Editore risulta poi il primo editore per copie di settimanali vendute in edicola con circa 1 milione di copie medie vendute nel 2023 (dati ADS)

Nonostante questi ottimi risultati Cairo è al 13° posto nella Top Manager Reputation di marzo, l’osservatorio permanente sui top manager con la migliore reputazione on line, perdendo due posizioni. Si tratta naturalmente di approfondire il modello di calcolo, basato su oltre 100 parametri, ma rimane la curiosità di capire come mai alla sua discesa corrisponda, ad esempio, un salto consistente di Brunello Cucinelli, Renzo Rosso e Miuccia Prada.

 

CRISI DELL’EDITORIA

Ma se questa è la fotografia del 2023 quali sono le cause della crisi che sta vivendo il mondo dell’editoria, in particolare la carta stampata, testimoniato anche dal recente accordo raggiunto dal Cdr di Repubblica che prevede 46 nuovi esodi? Il Gruppo Cairo è una eccezione oppure il settore può ancora individuare delle strade per uscire da quella che sembra una crisi inesorabile, anche considerando che in Italia ci sono oggi 12 mila edicole (11.904 per l’esattezza): 441 edicole in meno rispetto al 2022, 844 rispetto al 2021 e ben 2027 rispetto al 2018-19?

Abbiamo chiesto un commento ad Andrea Garibaldi, direttore di Professione Reporter.

“Urbano Cairo prese il Corriere nel 2016 quando la situazione, a via Solferino, era pericolante. Il Gruppo aveva un indebitamento di oltre 500 milioni, dovuti alla gestione societaria precedente (Fiat, Mediobanca, Della Valle, Pirelli, Unipol, Intesa, Rotelli) e in particolare all’acquisizione del gruppo editoriale spagnolo Recoletos. Grazie a un’attenta politica economica e finanziaria, quell’enorme carico oggi non c’è più e Cairo, tra il 2017 e il 2022, con il Gruppo Rcs ha realizzato 370 milioni di utili netti. Il concorrente diretto, Gruppo Gedi (acquisito da John Elkann nel 2019), con Repubblica e La Stampa, nello stesso periodo ha realizzato 498 milioni di perdite.

Sul piano delle vendite (digitali più carta) il Corriere ha distanziato Repubblica di centomila copie. A questo vanno aggiunti l’assunzione di cento giornalisti da quelli che erano i “Corrierini” locali (Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Trentino-Alto Adige, Veneto), il riacquisto della sede storica di via Solferino (venduta e riaffittata dalla precedente gestione) e una relativa pace sindacale.

La crisi dell’editoria è gravissima, ultimi capitoli la possibile vendita del Secolo XIX, ulteriore dismissione del Gruppo Gedi e la vendita dell’agenzia Agi a un senatore della Lega, Angelucci. Ma il caso Cairo e il caso Gedi dimostrano – a specchio – che se gli editori non puntano soltanto a tagliare i costi e a eliminare i giornalisti più esperti e autorevoli, il ruolo di un’informazione di qualità esiste ancora, anche sul piano della sostenibilità economica. Certo, il Corriere è un grande marchio, ma con gli stessi criteri di attenta gestione c’è spazio anche per giornali locali che sappiano creare un rapporto vitale con il loro territorio”.

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