Il 7 ottobre 2023 Hamas ha attaccato Israele, dando inizio al conflitto armato che ancora oggi insanguina il Medio Oriente. In occasione dell’anniversario di quel triste giorno, le università americane tra cui Harvard, Cornell, UPenn, e grandi università pubbliche come la University of Virginia, Washington State e University of Michigan, hanno optato per la neutralità. Questo implica nessun commento su questioni sociali o politiche, con l’obiettivo di “lasciare a studenti e docenti la libertà di sviluppare e articolare le proprie idee e opinioni individuali”, come spiegato dall’American Council of Trustees and Alumni.
Sicuramente le università non hanno dimenticato il prezzo che hanno dovuto pagare per la cattiva gestione delle proteste iniziate lo scorso anno: alcuni rettori di prestigiose università americane hanno dovuto rassegnare le dimissioni.
Tuttavia, le manifestazioni nei campus mettono sempre a dura prova la neutralità delle istituzioni. Secondo Sandy Lish, fondatrice del Castle Group, “non appena una protesta degenera, o accade qualcosa di pericoloso nel campus, oppure un post sui social media di un dipendente o di uno studente diventa virale, la neutralità passa in secondo piano. La neutralità va bene, ma quando la situazione inizia a influenzare la tua comunità, devi intervenire”.
Secondo un esperto di comunicazione sentito da Axios, il mantra delle università deve essere la prudenza: “Durante le proteste della scorsa primavera, molte istituzioni cercavano solo di arrivare al giorno successivo. Ora c’è una maggiore consapevolezza che, qualunque cosa si faccia, si rischia di essere criticati da almeno una delle parti interessate”.
La neutralità è la risposta giusta?
Dallo scorso semestre, molte università hanno aggiornato le proprie politiche sulle manifestazioni, concentrandosi sulla promozione del dialogo e sui protocolli da seguire.
Ma basterà la neutralità ad eliminare i rischi? Non si tratta solo del conflitto in Medio Oriente a sollevare preoccupazioni. Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, gli atenei dovranno gestire anche le divisioni interne riguardo al voto. I campus, che spesso fungono anche da seggi elettorali, potrebbero ritrovarsi di nuovo coinvolti in disordini e manifestazioni, e la scelta di rimanere neutrali sarà di nuovo messa alla prova.